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Uccisa dopo un rapporto sessuale, decapitata, data alle fiamme e scaricata nel bosco: questa la fine di Denisa. L’assassino confessa l’omicidio di un’altra donna


Omicidio e soppressione di cadavere le accuse a carico una guardia giurata di 32 anni, padre di famiglia. Agli inquirenti ha detto di aver agito per sottrarsi ad un ricatto. Nel pomeriggio l'ammissione di aver ucciso un'altra escort lo scorso agosto e di aver gettato il corpo nello stesso terreno dove è stata trovata Denisa


Nadia Tarantino
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Soffocata, forse strangolata, chiusa in una valigia, caricata nel bagagliaio di un’auto e scaricata come immondizia tra i rovi e le sterpaglie di un bosco alla periferia di Montecatini Terme. E’ questa la fine che ha fatto Maria Denisa Paun, escort romena di 30 anni, residente a Roma, uccisa la sera del 15 maggio quando di lei, che aveva affittato una camera in un residence in via Ferrucci a Prato per incontrare i clienti, si erano perse le tracce. L’uomo, che è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere, ha confessato non solo di aver ucciso Denisa, ma anche di essere l’assassino di un’altra donna, Ana Maria Andrei, anche lei escort, scomparsa il primo agosto scorso nella zona di Montecatini e la cui auto è stata trovata nei pressi della casa dell’arrestato.  Proprio partendo da qui gli inquirenti hanno messo alle strette il rumeno che ha ammesso di averla uccisa per poi disfarsi del corpo nello stesso luogo dove è stata trovata Denisa.

Il reo confesso è Vasile Frumuzache, 32 anni, romeno anche lui, residente a Monsummano Terme, padre di famiglia, guardia giurata. E serial killer insospettabile. Agli inquirenti ha raccontato, secondo il comunicato diffuso dalla procura, di aver ucciso Denisa dopo un rapporto sessuale a pagamento. Raccapriccianti i particolari: le ha tagliato la testa, l’ha infilata in un sacco della spazzatura e poi in un borsone, mentre il corpo, insieme agli indumenti, è stato chiuso in un trolley trovato nella stanza. Tutto caricato in macchina, una Golf scura, e via. Trenta chilometri di strada fino a raggiungere la sua casa a Monsummano dove, nel giardino, ha dato fuoco alla testa e al trolley nero cospargendo tutto di benzina e accatastando della legna per favorire la combustione. Perché? L’indagato ha raccontato di un ricatto subito dalla vittima che voleva da lui 10mila euro per non rivelare di quel loro incontro alla moglie che avrebbe potuto rintracciare grazie a delle persone, per tacere la sua presenza al residence immortalata dalle telecamere. Una versione al vaglio che però non sposta l’asse della vicenda, salvo verifiche su un eventuale sistema di ricatti.

Un secondo uomo, al momento non indagato, anche lui della provincia di Pistoia, è stato destinatario di una perquisizione: è un italiano, ultimo cliente, risultato in contatto con la vittima tra le 22.09 e le 23.36 della sera dell’omicidio; l’uomo è risultato presente nel residence in un lasso di tempo che in parte coincide con quello in cui era presente anche il trentaduenne romeno.

Il cadavere della donna è stato trovato ieri mattina: i poveri resti nascosti in una zona impervia, e poco distante il trolley. La testa carbonizzata è stata trovata qualche ora dopo. Il tentativo è stato quello di cancellare completamente e per sempre la ragazza. La tomba che per tre settimane ha custodito Denisa ha però restituito quello che è rimasto, ormai in decomposizione. L’autopsia, già disposta, dirà come è morta la donna, come è stata uccisa, come è stata mozzata la testa. Le indagini, invece, diranno perché e in quale contesto.

Denisa viveva a Roma, nel quartiere Torpignattara, e si spostava spesso per incontrare i clienti a cui dava appuntamento tramite telefono o internet. Una settimana a Prato, al residence Ferrucci, da cui sarebbe poi partita per Bologna. La sera del 15 maggio l’ultima telefonata alla madre, e poi il silenzio. I suoi due telefoni però sono stati riaccesi e hanno agganciato uno la cella in via Nenni, lungo la Declassata, la strada che collega Prato a Pistoia, l’altro una cella a Monsummano Terme, dove abita l’indagato. Elementi che sommati all’immagine sfuocata estratta dai filmati delle telecamere di sicurezza di un locale in via Ferrucci, hanno portato i carabinieri dritti alla guardia giurata; il gps installato sulla sua auto, una Golf scura, per tracciare chilometri e tragitti ai fini dell’assicurazione, ha poi confermato i sospetti.

Gli inquirenti puntano a ricostruire il contesto nel quale è maturato l’omicidio e se il trentaduenne abbia fatto tutto da solo o se sia stato aiutato da qualcuno. Se sia stata l’azione estrema per sottrarsi alle presunte richieste di denaro avanzate dalla vittima come ha raccontato agli inquirenti, o se invece Denisa sia finita in un giro più grande di lei, in una situazione da cui non è riuscita a uscire. Sul registro degli indagati, nei primi giorni di ricerche, erano finiti in due: la mamma di Denisa per false informazioni rese al pubblico ministero e un avvocato per sequestro di persona in concorso con ignoti. La prima, sentita in procura, aveva taciuto particolari ritenuti molto importanti ai fini dell’indagine legati proprio al professionista e giudicati ‘sinistri’ in relazione anche alla testimonianza di un’amica circa minacce o intimidazioni ricevute della trentenne. Che il suo non fosse un allontanamento volontario è sempre stato chiaro a tutti: l’auto lasciata nel parcheggio del residence, i documenti e gli effetti personali rimasti insieme ad oggetti dai quali, a detta di tutti, Denisa non si separava mai. Campanelli d’allarme che avevano fatto pensare al sequestro di persona e poi fatto temere il peggio.  (nadia tarantino)

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