Vicini di casa in lite da tempo con un livello di conflitto così alto da convincere il questore e il prefetto a togliere di mezzo le armi legalmente custodite da uno dei contendenti. Inutile il ricorso al Tar: “I contrasti che si creano tra vicini costituiscono spesso fonte di livore che permane nel tempo – si legge nelle carte del procedimento – cosicché il possesso di armi potrebbe agevolare la commissione di gravi e imprevedibili comportamenti”.
La questione e riguarda due famiglie pratesi i cui problemi di vicinato sono diventati un campo di battaglia permanente con accuse reciproche, una querela sfociata in un procedimento penale che si è chiuso con un’archiviazione (“l’antica ostilità avrebbe lasciato il posto ad una assoluta indifferenza” aveva sentenziato il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Prato evidenziando però anche un “clima di tensione costante”) e con i provvedimenti, adottati circa tre anni fa a tempo indeterminato de questura e prefettura: la prima ha sospeso l’efficacia della licenza di porto d’armi, la seconda ha vietato la detenzione di armi e munizioni. Un problema per una delle persone coinvolte che si è ritrovata a dover disfarsi delle sue armi benché mai fatte oggetto di abuso o di minaccia.
Il Tar ha preso in esame le ragioni rappresentate dagli avvocati del titolare del porto d’armi che hanno sottolineato come non ci siano elementi per addebitare al loro assistito comportamenti violenti e che, da parte dei vicini, non sono mai emerse accuse circa violenze fisiche o morali, abuso delle armi in suo possesso o, tanto meno, la minaccia di volersi far giustizia da solo.
“Tra i due nuclei familiari – il resoconto di questura e prefettura – esiste un forte attrito, allo stato inconciliabile, per cui si rende necessario l’intervento preventivo da parte dell’autorità alla luce del concreto rischio che anche in ragione della contiguità tra le abitazioni, nuovi episodi di litigio possano facilmente sfociare in atti inconsulti, in particolare da parte di chi è in possesso di armi”. Secondo i giudici che hanno confermato i provvedimenti, “la personalità del soggetto o la sua capacità di autocontrollo possono non assumere decisivo rilievo, in quanto già l’esistenza di una accesa conflittualità risulta idonea e sufficiente a giustificare il divieto di detenzione di armi”. Di più: facendo riferimento all’ammissione del titolare delle armi del fatto che i due nuclei familiari “adesso si ignorano”, i giudici hanno rilevato “un atteggiamento che tra vicini di casa potrebbe esprimere non già una riconciliazione ma l’esistenza di un rancore latente e contenuto ma ancora attuale”.
Troppi litigi tra vicini di casa: il questore toglie le armi detenute da uno dei due e il Tar conferma il provvedimento
Il possessore dei fucili non avrebbe mai minacciato di usarli ma per i giudici amministrativi la prudenza utilizzata dalla Questura nel disporre la sospensione del porto d'armi è legittima
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