Cinque ettari di bosco bruciato più uno coltivato a prato, inoltre 50 cipressi, 15 lecci e qualche centinaio di pini. Per quanto riguarda gli animali, invece, decine di tartarughe morte nel rogo e distrutte alcune tane di lepri. Questo il bilancio a due settimane, era il 29 luglio, dell’incendio che si è sviluppato nel poligono di Prato, per poi estendersi verso parte del bosco che costeggia il Monteferrato.
“Dal punto di vista della flora e della fauna – spiega Marco Morelli direttore Fondazione Parsec – i danni sono molto contenuti, diverso il bilancio in termini di vite umane. Nel rogo, il parco non è stato toccato le fiamme sono arrivate a una quarantina di metri. Oltre agli alberi è bruciato anche il sottobosco che, però, non è di particolare pregio. Non abbiamo trovato carcasse di animali grossi, lepri e scoiattoli sono riusciti a scappare. Probabilmente è andata distrutta una colonia di tartarughe e sono morti alcuni ricci”.
Il bosco che è stato mangiato dalle fiamme, in realtà presentava da anni criticità: molti dei pini marittimi erano malati e quindi pericolanti. Del resto non sono specie autoctone sono state piantate nella metà dell’Ottocento con la convinzione che fossero resistenti a tutti i tipi di terreno. “Non è così – sottolinea Morelli – il Monteferrato non è un ambiente ospitale per le piante è più propenso a cespugli di erica e ginestrone ”.
L’area bruciata resta interdetta con un’ordinanza e per questo è stata recintata, ma non per la paura che si riaccendano focolai, ma piuttosto per il pericolo di caduta alberi. “Ora bisogna aspettare che la natura faccia il suo corso – continua Morelli – probabilmente la vegetazione autoctona riprenderà il sopravvento. E’ tipico delle zone colpite da incendio poi rifiorire. Decideremo nei prossimi mesi, in accordo con la Regione, se piantare nuovi alberi, probabilmente lecci, ma distanziati fra loro proprio per dare modo alle essenze, specifiche e uniche di questa zona, di rinascere”
I pini marittimi infatti non si sono rivelati nel tempo una scelta oculata: sono cresciuti in altezza, ma non in modo rigoglioso, si sono ammalati e comunque non hanno mai formato un bosco rigoglioso, inoltre hanno impedito alla flora autoctona di sopravvivere e quindi sicuramente non verranno ripiantati. Probabilmente quelli più pericolanti verranno tagliati.
Tragedia poligono, Morelli (Parsec): “Per fortuna danni contenuti all’ecosistema ma ora è il momento di far rinascere il bosco originario del Monteferrato”
Nel rogo del 29 luglio scorso sono andati distrutti sei ettari di bosco: 50 cipressi, 15 lecci e qualche centinaio di pini. Per quanto riguarda gli animali, invece, decine di tartarughe morte nel rogo e distrutte alcune tane di lepri
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