Arrestato in Grecia, estradato in Italia, sottoposto ad interrogatorio di garanzia nel carcere di Rebibbia e rimesso in libertà con il divieto di lasciare il Paese. E’ il riassunto degli ultimi venti giorni di un cinese finito nell’inchiesta sul vasto giro di droga tra la base operativa di Prato, il Lazio e la Grecia, smantellato a marzo 2023 dai carabinieri della Capitale. Tra gli indagati che mancavano all’appello anche l’uomo accusato di essere stato il grossista che spediva carichi di metanfetamine dalla Grecia. Destinatario di un mandato di arresto europeo, è stato rintracciato e arrestato e, come previsto, trasferito in Italia. Il suo avvocato, Alessandro Fantappiè, ha chiesto e ottenuto la scarcerazione. Un procedimento giudiziario segnato da diversi passaggi, primo tra tutti il trasferimento dal tribunale di Roma alla Dda Firenze per competenza territoriale dopo che gli avvocati difensori della cinquantina di indagati cinesi, filippini e italiani accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, hanno dimostrato che l’organizzazione aveva il suo quartier generale a Prato. Un trasferimento che non è stato indolore per l’inchiesta: per la trasmissione degli atti e la conseguente reiterazione delle richieste di custodia cautelare in carcere c’erano venti giorni di tempo; entro la scadenza, però, il cerchio non si chiuse e così gli indagati che si trovavano dietro le sbarre tornarono in libertà (leggi).
A smantellare il traffico di droga furono i carabinieri di Roma. Secondo l’accusa, a gestire il flusso era un’organizzazione composta da diverse donne cinesi che guidavano la base operativa di Prato e una sorta di succursale a Roma. La droga, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, partiva dall’aeroporto di Atene, faceva almeno una tappa intermedia e arrivava allo scalo di Fiumicino da dove prendeva la via di Prato e di Roma. I pacchi erano mascherati: generi alimentari e giocattoli. Escamatoge che a un certo punto fallì mettendo nei guai decine di persone accusate di aver ricoperto un ruolo nell’organizzazione. Presunto capo della base operativa una cinese che avrebbe imposto il pagamento di una tassa di un euro per ogni grammo di shaboo, ketamina e altre droghe in ingresso.
Le indagini fecero emergere anche un giro di prostituzione: giovani donne ingaggiate per lavorare nei club notturni nei quali sarebbe circolata la droga provenienti dalla Grecia. (nt)
Traffico di droga dalla Grecia, base operativa a Prato: arrestato e scarcerato lo ‘spedizioniere’
Rimesso in libertà con il divieto di lasciare l'Italia l'uomo accusato di aver gestito l'invio dei carichi di stupefacente. Una cinquantina gli indagati dell'inchiesta nata a Roma e poi trasferita a Firenze. Un procedimento travagliato e ancora in corso
111
Edizioni locali: Prato