Il nuovo termovalorizzatore e l’impianto biodigestore all’interno di Gida a Baciacavallo si possono fare: il ricorso contro la stessa azienda, la Regione e tutti gli altri enti che lo avevano autorizzato (compreso il Comune di Prato) è stato bocciato dai giudici del Tar con una lunga e articolata sentenza che smonta, uno dopo l’altro, i dodici motivi di opposizione portati a sostegno della richiesta di annullare tutti gli atti autorizzativi. Una bocciatura netta con i ricorrenti – associazioni ambientaliste e numerosi residenti della zona – che sono stati condannati anche a pagare le spese di lite a Gida e Regione, calcolate in tremila euro a testa.
La sentenza del Tar, redatta dal giudice Marcello Faviere, componente del collegio insieme al presidente Alessandro Cacciari e alla giudice Katiuscia Papi, è stata pubblicata a giugno ma solo ieri è stata resa nota, durante l’audizione del presidente di Gida Alessandro Brogi in Commissione Controllo e garanzia del Comune.
Il ricorso era stato firmato dalle associazioni ambientaliste Associazione Italiana per il World Wide Fund For Natura Onlus, Associazione Forum Ambientalista Odv, Vas, Vita Ambiente Salute Onlus, Associazione Atto Primo e Salute Ambiente Cultura Odv oltre che da un centinaio di cittadini che abitano nella zona. La richiesta al Tar era di annullare tutti gli atti deliberati a favore del progetto di “adeguamento impiantistico inerente la linea acque, la linea fanghi e la sostituzione dell’inceneritore, dello stabilimento di Baciacavallo”. A partire dal Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) deliberato dalla Giunta regionale della Toscana il 2 novembre 2020. Nel farlo venivano illustrati ben 12 motivi di ricorso che, come abbiamo detto, sono stati tutti ritenuti infondati dai giudici che hanno sottolineato come tutta la procedura, a partire dalla localizzazione degli impianti, sia “ragionevole” e come i rischi per la salute dei cittadini non siano fondati visto che “le emissioni in aria e sul terreno, a seguito dell’entrata in funzione del nuovo impianto di incenerimento, sono destinate a ridursi e a produrre un impatto irrilevante rispetto ai limiti di legge”.
A questo punto, quindi, il progetto può partire, almeno dal punto di vista della legittimità. I dubbi sulla sua realizzazione, semmai, sono legati alla questione di Alia Multiutility, dentro cui è confluita Gida. Le polemiche e le incertezze sul futuro della holding rendono infatti complicato prevedere a breve il reperimento dei 30 milioni di euro necessari a portare a compimento l’intervento. Mentre è già partito l’iter dell’altro progetto legato a Gida, vale a dire la copertura delle vasche di depurazione, annunciato già in estate dalla sindaca Ilaria Bugetti.
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