Un 25 aprile, quello celebrato questa mattina a Prato, nel segno della partecipazione e in quello di Antonio Scurati, citato nel discorso in piazza del Comune sia dalla presidente di Anpi Angela Riviello sia dal sindaco Matteo Biffoni che ha fatto suo l’appello del collega di Bergamo Giorgio Gori a leggere integralmente il monologo che avrebbe dovuto essere trasmesso nella trasmissione della Rai “Che sarà” prima dello stop imposto dalla tv pubblica che così tante polemiche ha suscitato.
La giornata è iniziata, come sempre, con il rintocco della Campana La Risorta di Palazzo Pretorio, la deposizione delle 28 corone di alloro ai monumenti e cippi commemorativi presenti sul territorio e la Messa in Duomo. Poi il corteo, aperto dalla banda si è spostato per la cerimonia militare in piazza delle Carceri, prima occasione pubblica per il nuovo prefetto di Prato Michela La Iacona. A deporre la corona ai piedi del monumento dei caduti oltre al prefetto, il sindaco Matteo Biffoni visibilmente commosso, il presidente della Provincia Simone Calamai e il partigiano Fiorello Fabbri in rappresentanza dell’Anpi di Prato. Un momento toccante che è stato accompagnato da Bella ciao, intonata dalla piazza.
“E’ il giorno in cui esprimiamo la nostra profonda gratitudine a tutti coloro che si sono sacrificati per difendere i valori della libertà e della democrazia- le parole del prefetto Michela La Iacona -, grazie ai quali è stata messa la parola fine alla lucida follia dell’oppressione e della prepotenza devastatrice. Oggi, e non solo oggi, dobbiamo fare tesoro della memoria e la dobbiamo custodire ogni giorno e difendere senza riserve, affinché non si ripetano più gli errori del passato”.
Ad aprire la cerimonia civile, in piazza del Comune, Angela Riviello: “Per noi il 25 aprile non è retorica, ma è la base della nostra Repubblica e patrimonio di tutti i democratici di sinistra di centro e di destra, l’antifascismo è quindi il collante che ci tiene tutti insieme. Non credo proprio che questo Paese sia l’eredità del 25 aprile 1945” . Nel suo discorso Riviello ha citato Pertini “Tutte le idee vanno rispettate. Il fascismo no, non è una idea è la morte di tutte le idee”, il filologo Luciano Canfora “La storia non si querela, si studia”, Calamandrei “Non è carta morta, ma è un testamento di centomila morti… Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione” e l’ultimo capoverso del discorso di Scurati “La parola che la presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare lo scorso anno in questo anniversario palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra di centro o di destra. Finchè quella parola- antifascita – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa delle democrazia italiana”. Intervento che si è concluso con l’invito, accolto dalla piazza a gridare forte “Viva la Repubblica antifascista”.
Il sindaco Matteo Biffoni ha dato lettura del testo di Antonio Scurati per poi sottolineare che “Non ho paura del ritorno del fascismo, però questi sono segnali inquietanti, sono segnali che fanno paura. Sono segnali che ci devono ricordare che la guardia va sempre tenuta molto, molto alta. Eppure è molto facile: il fascismo è stato la compressione delle libertà, la guerra, le leggi razziali, l’accordo con Hitler, le persecuzioni, la segregazione, le botte, le randellate, l’uccisione di Matteotti, i fratelli Rosselli, la galera per gli oppositori politici, e possiamo andare avanti a lungo. L’antifascismo è l’esatto opposto: è restituzione della libertà, della democrazia, della possibilità di discutere e confrontarsi. E’ semplice capire questa differenza. Perché si ha ancora paura di nominare con forza, nettezza, chiarezza che si è antifascisti perché si è democratici, perché si crede nei valori della Costituzione, si crede nei valori della democrazia e della libertà? Chiunque si candiderà per le elezioni amministrative, europee, politiche, chi ha l’onore di amministrare una città o governare il Paese non deve aver paura di citare la parola antifascismo. Chi ha questa paura è perché c’era una parte giusta e una sbagliata. Non significa che dobbiamo avere tutti la stessa idea, quello è fascismo. L’antifascismo ti consente di esprimere quello che senti e provi, nel pieno rispetto della tua persona. E significativo è un episodio che è esemplificazione tra fascismo e antifascismo: il senatore del pci Antonio Foa incontrò in Senato Giorgio Pisanò, Msi. E con poche parole esprime perché si deve essere antifascisti: Quando avete vinto voi, io ho trascorso la mia gioventù nelle galere fasciste; quando abbiamo vinto noi, tu puoi venire in Parlamento a esprimere la tua idea. Non c’è modo più efficace per spiegare quali sono i valori della democrazia e quali quelli della dittatura. Anche lo scontro politico deve partire dai valori della Costituzione, affermiamo con forza i valori dell’antifascismo senza paura. Chi non ha la forza di dichiararsi antifascista probabilmente ha qualcosa da nascondere fino in fondo o forse non ha capito quali sono le regole che ci permettono di essere davvero liberi di esprimere idee e di confrontarci. Questi sono i nostri valori, questo è il 25 aprile, questa è la Repubblica italiana, questa è la nostra Costituzione”.
Alla cerimonia in piazza delle Carceri erano presenti, tra i tanti, anche i candidati del centrosinistra Ilaria Bugetti e del centrodestra Gianni Cenni. “ll 25 aprile dovrebbe essere patrimonio di tutti – il commento di Ilaria Bugetti – e invece continuiamo ad assistere a tentativi di negare, censurare o riscrivere la storia da parte di chi non riesce ancora a fare i conti con il periodo più buio del nostro Paese. L’antifascismo è fondamento della nostra Costituzione, i suoi valori sono e devono essere attuali. E’ pericoloso per la nostra democrazia pensare che l’antifascismo appartenga solo a quel periodo storico. Quei valori che Prato, città medaglia d’argento al valor militare per l’attività partigiana nella guerra di Liberazione, ha nel suo dna. Valori che vanno difesi con le unghie e con i denti ogni giorno da parte di tutte le forze politiche affinché la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale sconfiggano autoritarismo e violenza. Buon 25 aprile a tutti“. “L’egida della democrazia – sono invece le parole di Gianni Cenni – è un valore imprescindibile e voglio dirlo con estrema chiarezza nel giorno della ricorrenza della Liberazione d’Italia. Non dico niente di nuovo: prima di me, tanti altri del mio schieramento politico, per ultimo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo hanno detto, ripetuto e ribadito. Un principio saldo che è ancorato alla assoluta e ferma certezza – anche questa assunta a principio – di incompatibilità con qualsivoglia nostalgia dei regimi totalitari e dittatoriali che hanno contraddistinto il secolo scorso. Lo dico subito per evitare qualunque strumentalizzazione, qualunque richiamo ad una storia che tale resta ma che non può essere ancora oggi motivo di divisione tra generazioni che ogni anno, riunite in piazza delle Carceri, celebrano il 25 aprile. E’ ormai innegabile che nella nostra Italia vi sia una consapevolezza politica e civile che non deve lasciare alcun dubbio in merito a chi stava dalla parte del torto e chi invece stava dalla parte della ragione. Questa coscienza democratica è parte integrante del nostro modo di vivere come, ad esempio, tutti i candidati alla carica di sindaco della città stanno dimostrando ogni giorno in questa campagna elettorale con il confronto, con il rispetto delle pur differenti posizioni, in un clima di pluralismo che è il frutto migliore di quel seme democratico germogliato all’indomani del 25 aprile 1945. Ecco che deve prevalere un senso di unità e l’adesione convinta all’affermazione dei valori fondanti della Costituzione repubblicana che, così come espresso nell’articolo 3, rifugge ed elimina qualsiasi pensiero divisivo, delineando in modo puntuale ed omnicomprensivo il principio di uguaglianza”.
Sulle celebrazioni del 25 aprile è intervenuto anche Giorgio Silli (Noi Moderati) sottosegretario agli esteri ” Ogni episodio come quello di Scurati, costruito non certo per festeggiare la libertà ma per essere usato come una clava per politica di parte, fa dei danni inimmaginabili alla memoria del nostro paese. Memoria che sarebbe necessario preservare e tramandare con grande onestà intellettuale
Anche a Montemurlo tanti i cittadini e le associazioni che si sono ritrovate di fronte al monumento ai caduti in piazza della Repubblica dove si è svolta la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro, scortata dai carabinieri e dalla polizia municipale. Il sindaco Simone Calamai come di consueto ha tenuto un discorso celebrativo durante il quale ha ricordato l’80esimo anniversario dall’eccidio delle Fosse Ardeatine, evento simbolo della rappresaglia nazi-fascista durante il periodo dell’occupazione, e i 100 anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti. Una cerimonia alla quale il sindaco ha voluto invitare i giovani Federico Bevilacqua, Emanuele Fontana, Vittorio Vannucchi, Thomas Veneruso, Edoardo Maggiolini, Michael Bessi e Francesco Impallomeni, in rappresentanza di tutti gli “angeli del fango” che durante l’alluvione del 2 novembre scorso hanno offerto aiuto e sostegno a famiglie ed aziende, spalando acqua e fango.
“Memoria e azione. Per me il 25 aprile non dev’essere solo una celebrazione ma un momento collettivo condiviso in cui ricordare il sangue versato, dai partigiani di ogni parte e dagli Alleati, per la libertà di cui tutt’oggi godiamo. La lotta per la libertà non si esaurisce mai e la libertà non è mai troppa”. Questo il commento di Lorenzo Marchi, candidato sindaco del Centrodestra a Montemurlo.