Ancora un picchetto di Sudd Cobas. Stavolta il sindacato autonomo è in via Fioravanti per protestare contro lo sfruttamento dei lavoratori della All Goods, azienda di stireria e logistica. “Arriva la primavera e, come promesso – spiega il sindacato autonomo che da anni si batte per la legalità del lavoro di operai stranieri, in larga parte pakistani, alle dipendenze degli imprenditori cinesi – rilanciamo la lotta al sistema di sfruttamento che per il profitto di pochi distrugge vite e territori”.
Il presidio, davanti ai cancelli dell’azienda, ha preso il via oggi, lunedì 7 aprile. “Siamo davanti alla ditta in cui, dopo il controllo di un anno fa, nulla è cambiato per chi ci lavora da anni 12 ore tutti i giorni. O meglio, a cambiare sono stati solo il nome e la ragione sociale che i titolari hanno usato per sfuggire alle multe ai verbali dell’Ispettorato del lavoro”.
Duro il commento del sindacato che da tempo non si limita alla protesta e alla denuncia ma insegue l’evoluzione delle aziende che si spostano, cambiano nome, si trasferiscono, chiudono, riaprono e poi di nuovo chiudono per riaprire ancora. “A riprova che tutte le discussioni fatte negli ultimi mesi sui controlli, sui vari modi di combattere lo sfruttamento a Prato, mancano di un pezzo fondamentale di fronte al sistema ‘chiudi e riapri’ – si legge in un comunicato – oggi alla All Good gli operai, con il sindacato, escono fuori ai cancelli in presidio permanente per ottenere contratti regolari e un lavoro degno e sicuro”.
La protesta in via Fioravanti segna l’inizio della ‘Primavera 8×5’, “campagna di lotta in cui decine di operai del distretto alzeranno la testa nelle prossime settimane per non tornare mai più a lavorare 12 ore al giorno e non avere tempo per sé e per i propri cari”.
Sudd cobas fa sapere che saranno coinvolti i lavoratori impiegati nelle migliaia di piccole fabbriche dove i ritmi di lavoro sono disumani, i diritti sempre più un miraggio e lo sfruttamento ancora più violento. “Stiamo parlando dei vari pronto moda, confezioni, stirerie e magazzini di logistica in cui chi osa chiedere un giorno libero o un contratto di lavoro viene, nove volte su dieci, licenziato sul momento. La sfida è lanciata”.
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