Dopo 27 anni alla guida di MetJazz, Stefano Zenni annuncia il suo addio alla direzione artistica del festival, al termine delle celebrazioni per il trentennale della rassegna. «Una decisione maturata con serenità – spiega Zenni – come naturale conclusione di un lungo ciclo, che mi ha legato a Prato sul piano umano e professionale».
Giunto alla direzione del festival quasi per caso, senza esperienze Zenni ha trasformato MetJazz in uno dei punti di riferimento nazionali per il jazz, tracciando un percorso culturale coerente e originale. «MetJazz mi ha permesso un’esperienza unica: ho concepito la direzione artistica come un atto creativo e di politica culturale, tra produzioni originali, esclusive, giovani promesse e grandi maestri, sempre con l’obiettivo della qualità. Il merito va all’altissimo livello di professionalità del personale della Fondazione Teatro Metastasio, e alla fiducia delle sue dirigenze. Ma il grazie più grande lo devo al pubblico, la cui passione ha sostenuto il festival anche nei momenti più difficili. A chi verrà dopo di me, rivolgo i miei più sinceri auguri: dirigere MetJazz è un privilegio raro».
Parole di stima anche dal presidente della Fondazione Teatro Metastasio, Massimo Bressan, che ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro di Zenni nel corso di quasi tre decenni: «Con la sua direzione, MetJazz è tornato a essere un appuntamento stabile e qualificato all’interno della nostra stagione musicale. Ha portato a Prato nomi leggendari come Cecil Taylor, Roscoe Mitchell, Randy Weston, ma anche protagonisti della scena contemporanea come Steve Lehman, Rob Mazurek, Craig Taborn. Non solo concerti: Zenni ha saputo costruire attorno al festival una rete culturale ampia, coinvolgendo istituzioni pratesi e fiorentine, promuovendo produzioni inedite, conferenze, mostre, libri, documentari. Il suo lavoro lascia in eredità un pubblico fidelizzato, un prezioso patrimonio di relazioni e un ricco archivio di materiali sonori e visivi che la Fondazione si impegna a valorizzare».
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