Sono accusati di aver smaltito in maniera illecita oltre 100 tonnellate di rifiuti, in gran parte scarti tessili, trasformando capannoni in disuso e ampie porzioni di terreno tra le province di Prato e Pistoia in discariche a cielo aperto. Per questo motivo dieci persone e tre società, gestite sia da italiani sia da cinesi, sono finite al centro di una maxinchiesta, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Firenze e condotta dai carabinieri del Noe insieme ai colleghi di Prato e di Pistoia. Ieri, 28 aprile, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 10 persone, ritenute responsabili a vario titolo del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva, e a carico di tre società chiamate in causa per rispondere della responsabilità amministrativa derivante dai reati commessi da soggetti che rivestono posizioni apicali nell’ambito delle società gestite da taluni degli indagati.
L’indagine ha preso avvio a febbraio del 2023 e si è protratta per diversi mesi, attraverso il monitoraggio degli indagati con pedinamenti, video riprese e l’ausilio di attività tecniche. Dall’analisi delle modalità di rinvenimento e sequestro di molteplici “sacchi neri” abbandonati, gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione su una organizzazione criminale, composta per lo più da soggetti di origine campana stabilmente residenti o domiciliati nelle province di Prato e Pistoia. Secondo le accuse sarebbero stati loro a organizzare e gestire nelle aziende cinesi la raccolta abusiva di scarti tessili, trasportati e smaltiti in terreni o capannoni industriali occupati abusivamente, così realizzando una vera e propria filiera del commercio illecito di rifiuti che ricomprendeva la fase di consegna, ricezione, trasporto e smaltimento abusivo. Tutto questo allo scopo di conseguire un ingiusto profitto, rappresentato dal risparmio di spesa derivante dalla mancata attivazione delle corrette procedure di gestione dei rifiuti prescritte dalla legge.
In particolare, partendo da Montemurlo e Prato, sono stati coinvolti anche i comuni di Quarrata, Serravalle Pistoiese e Pistoia dove sono stati individuati i siti di produzione e abbandono degli ingenti quantitativi di rifiuti. Subito dopo l’alluvione del novembre 2023, l’organizzazione avrebbe sfruttato anche la presenza, sulle strade cittadine, dei rifiuti prodotti. I meccanismi dei traffici prevedevano la redazione di falsa documentazione indicante inesistenti società utilizzate per noleggiare mezzi con cui trasportare i rifiuti e l’individuazione di capannoni in disuso utilizzati all’insaputa dei proprietari. I trasporti talvolta erano preceduti da una “staffetta” per evitare controlli da parte delle forze dell’ordine.
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