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Sicurezza idrogeologica, l’appello dei ristoratori: “La città non può essere in ostaggio delle allerte meteo, le istituzioni ci proteggano”


L'allarme arriva dal presidente di Fipe Tommaso Gei che chiede per il settore maggiori tutele: "Il ricorso alla chiusura precauzionale ad ogni cambiamento meteorologico è una risposta non adeguata e dannosa"


Samuela Pagliara


“Le attività della ristorazione pratese, così come ogni altro esercizio commerciale  non possono rimanere ostaggio delle allerte meteo, come è avvenuto di recente. Il cambiamento climatico è un fatto con il quale siamo chiamati a convivere ma spetta alle istituzioni, ad ogni livello, creare le condizioni affinché le nostre aziende possano restare aperte in sicurezza”. Sono le parole del presidente di Fipe Confcommercio Tommaso Gei in riferimento agli episodi, recenti e non, di maltempo che hanno fortemente penalizzato le attività costrette a chiudere e a rinunciare alle prenotazioni ricevute a causa delle allerte meteo che, nel centro, non hanno portato a nessun rischio. Gei, ha poi lanciato un appello alle istituzioni affinché possano dare risposte differenti alla semplice chiusura: “Il tema è compiere le opere necessarie e le manutenzioni preventive affinché il rischio idrogeologico venga abbattuto. Il ricorso alla chiusura precauzionale ad ogni cambiamento meteorologico è una risposta non adeguata e dannosa per il nostro lavoro, che resta un diritto costituzionale. L’allerta che scatta in certe frazioni della provincia, peraltro, non può essere uniformata alla dinamica che vive il centro storico”. Tra i temi che meritano di essere approfonditi, per Gei c’è anche quello dell’assicurazione obbligatoria per le attività contro gli eventi calamitosi della quale gli esercenti devono dotarsi entro il 31 dicembre. “Non ci opponiamo al ricorso a questa forma di tutela privata, a condizione però che le istituzioni garantiscano un’effettiva situazione di sicurezza per il territorio con le risorse che hanno a disposizione. Altrimenti lo scenario rischia di diventare quello dello scarico delle responsabilità.  L’emergenza deve rimanere l’eccezione, non certo la regola”. 

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(N° 4 del 14/02/2009)
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