Terza edizione di “Nei nostri panni”, il progetto pensato per inserire sette soggetti vulnerabili, in particolare vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo e rifugiati, nel mondo del lavoro attraverso un tirocinio formativo di sei mesi per imparare il lavoro di tessitore e rammaglio. Capofila l’azienda Rifò, in collaborazione con Fondazione Santa Rita e l’amministrazione comunale. “Sono tre le novità – ha sottolineato Niccolò Cipriani di Rifò – abbiamo coinvolto anche tre donne, verrà pagato anche il mese di formazione e forniamo un supporto per l’apprendimento della lingua italiana. I tirocini in parte sono già iniziati, altri partiranno a breve. Il bilancio delle scorse edizioni è decisamente positivo con oltre 80% delle persone coinvolte che è stata assunta”.
Le selezioni , fatte in base alla motivazione e alla conoscenza della lingua e l’età inferiore ai 30 anni, ha individuato tirocinanti provenienti dall’Ucraina, dal Burkina Faso, il Mali, l’India, il Pakistan , la Costa d’Avorio e la Nigeria. “Un progetto che permette da una parte a persone che potenzialmente potrebbe entrare a far ponte del mondo dell’occupazione sommersa di avere un percorso lavorativo legale – ha spiegato l’assessore al sociale Sandro Malucchi– dall’altra di formare figure professionali che servono per le imprese del distretto”.
A ciascun tirocinante viene garantito un contributo di 900 euro. “Rispetto alle precedenti edizioni – ha spiegato Nicoletta Ulivi di Fondazione Santa Rita – il numero dei tirocinanti è diminuito a causa della crisi che ha colpito il distretto tessile. Le selezioni sono state fatte da un team di esperti composto anche da una psicologa. E’ un’importante opportunità verso l’autonomia, resta però il problema dell’ alloggio: servirebbe un progetto di housing sociale”. I selezionati provengono dai Cas dalla rete dei Sai,Laiv e Satis. Il progetto è sostenuto anche dall’associazione Cardato Riciclato pratese, da Confindustria Toscana Nord, Cna