Una giornata, lunghissima, di audizioni a Prato per la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro nel distretto, nel “sistema Prato”. Sindaci, forze dell’ordine, sindacati, associazioni di categoria si sono alternati all’interno della Prefettura per tutto il pomeriggio. Uno dopo l’altro riferiscono quanto succede in questa porzione di territorio toscano, italiano. Audizioni informali in un incontro che è servito a far conoscere alla Commissione quello che succede tra i capannoni del distretto, dove i lavoratori in sciopero vengono picchiati davanti alle fabbriche come 50 anni fa. Con le deposizioni, i parlamentari hanno ascoltato e recuperato gli elementi utili che serviranno ad avere un quadro chiaro del settore. Una riunione che arriva dopo i tanti scioperi portati avanti dal sindacato di base Sudd Cobas- invitato solo questa mattina a partecipare-, le lotte vinte dormendo insieme ai lavoratori nelle tende, le botte ricevute esattamente un mese fa. Fuori dalla stanza in attesa anche Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio, che nel distretto tessile pratese orientato profitto sulla pelle degli operai, ha perso la vita a soli 22 anni.
“È emersa un’esigenza diffusa in tutta la filiera del controllo perché manca il personale ispettivo del lavoro che sono davvero pochi, tra le 26 e le 30 unità, serve pensare a progetti ad hoc per questo territorio pieno di partite iva- spiega la presidente della Commissione Chiara Gribaudo-. Inoltre vanno incrociati i dati anche con quelli dei rifiuti. Abbiamo la necessità di indagare più a fondo per proporre nuove norme e capire il fenomeno, la commissione di inchiesta è nata anche dopo la morte ingiusta di Luana D’Orazio che alla Camera mancava dalla quinta legislatura. Era il nostro modo di rendere memoria anche alle vittime del lavoro, a cui certamente ne seguiranno altri”. La presidente ha inoltre accolto favorevolmente la proposta avanzata dalla deputata pratese di Fratelli d’Italia Chiara La Porta di istituire una sezione distaccata della Dda fiorentina in città: “La faccio anche mia, così come serve una procura nazionale che renda giustizia in tempi brevi alle vittime del lavoro”. E poi la conferma, entro primavera la commissione tornerà a Prato.
E sulla necessità di maggiori controlli ha insistito anche la sindaca di Prato Ilaria Bugetti: “Più ispettori del lavoro sul territorio in modo da affiancarli agli ispettori Asl e alla Polizia municipale nei controlli quotidiani che il progetto regionale Lavoro sicuro svolge nelle ditte a conduzione cinese- ha detto Bugetti- Alla commissione ho spiegato cosa è stato fatto in questi anni, i risultati ci sono, i dormitori sono quasi spariti, ma da soli non riusciamo più, ora tocca al ministero dare un segnale chiaro in merito, i territori devono avere più strumenti normativi e risorse”. Della stessa opinione anche il sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti che aggiunge: “Credo che il messaggio sia stato univoco, c’è bisogno di uno Stato che riporti la costituzione dentro i luoghi di lavoro con tre strumenti: controlli, diritti e responsabilità diffuse”.
Luca Toscano, Sudd Cobas, nell’esprimere soddisfazione e definendo “un cambio di passo” la giornata di oggi ha poi voluto chiarire: “Per troppi anni si è parlato di sfruttamento senza parlare con i lavoratori e con chi diceva le cose che scoprono oggi. Siamo contenti di poter dire la nostra proprio ora che in Parlamento si discutono nuove norme anti sciopero nel pacchetto sicurezza, in Italia non c’è un problema di scioperi ma di sfruttamento -ma Toscano che da anni porta avanti una battaglia serrata con i lavoratori invisibili, aggiunge- Questa commissione non sarebbe arrivata se in questi sei anni nonostante i ventisei lavoratori finiti in ospedale prima di Seano ci saremmo fermati, non sarebbe arrivata se ci fossimo fermati quando qui quattro anni fa ci davano i fogli di via dicendo che eravamo noi socialmente pericolosi, non si sarebbero mai attivati se non avessimo continuato a fare quello che i sindacati dovrebbero fare contro tutto e tutti. Oggi accontentarsi del vedere riconosciuto il problema non basta, servono soluzioni”.
Samuela Pagliara