Tre imprenditori cinesi – un uomo di 59 anni e due donne di 39 e di 51 – sono stati arrestati per sfruttamento della manodopera clandestina. E’ l’ultimo risultato messo a segno dalla procura di Prato nella lotta al lavoro irregolare nel distretto. Sono in tutto 25, in tre diverse aziende con sede a Prato e a Carmignano, gli operai a nero trovati e identificati dagli investigatori. La posizione dei tre imprenditori è passata al vaglio del giudice delle indagini preliminari che ha convalidato gli arresti. Una delle indagate, titolare della “Confezione Sofia di Men Yanna” ha già regolato i conti con la giustizia patteggiando la pena prevista per il reato di assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno.
Le indagini hanno puntato la lente di ingrandimento anche sulla “Confezione di Yao Guangxing”, situata a Carmignano; qui, in particolare, sono stati riscontrati “numerosi indici di sfruttamento lavorativo tra i quali retribuzioni non proporzionate e comunque palesemente inadeguate rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro, violazioni in materia di orario con turni di oltre 12 ore al giorno, 7 giorni su 7”. Non solo: nel corso di un sopralluogo, sono stati rinvenuti nel capannone alcuni locali adibiti a dormitorio per gli operai: non solo una violazione urbanistica, non solo condizioni igienico-sanitarie pessime, ma anche la forte limitazione alla libertà dei lavoratori che, consci del loro stato di clandestinità, non si allontanavano mai dal luogo di lavoro. Sia la ditta che l’immobile sono stati posti sotto sequestro.
L’attività lavorativa è stata sospesa in tutte e tre le ditte per “gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro essendo stati riscontrati rischi concreti di infortuni e l’assenza di un piano di evacuazione in caso di emergenza”. Tra le ulteriori violazioni accertate e contestate anche l’omessa sorveglianza sanitaria, l’omessa formazione ed informazione dei lavoratori riguardo a salute e sicurezza, la mancanza del medico competente e il mancato aggiornamento del Documento valutazione rischi oltre all’assenza di manutenzione degli estintori.
Le indagini hanno portato anche ad elevare sanzioni per un totale di quasi 170mila euro.
Al lavoro investigativo hanno preso parte i carabinieri e l’Ispettorato del lavoro.
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