Un plauso convinto da parte delle categorie economiche, qualche critica dalle forze di opposizione di centrodestra. Non è unanime il giudizio sulla prima edizione del festival “Seminare Idee”, che per tre giorni ha trasformato il centro storico in un palcoscenico diffuso di cultura e dibattito con quasi diecimila persone che hanno partecipato ai 31 appuntamenti gratuiti distribuiti in teatri, musei, chiostri, piazze della città.
Confesercenti Prato e Confcommercio Prato Pistoia non nascondo il grande favore con cui accolgono il successo di pubblico e di partecipazione: “Eventi come questo – scrivono in una nota congiunta – arricchiscono il panorama culturale e sociale della nostra città, contribuendo positivamente alla costruzione di un’identità urbana sempre più dinamica e attrattiva. Pur riconoscendo il valore culturale dell’iniziativa, è emersa l’opportunità di lavorare affinché manifestazioni di questo tipo possano crescere ulteriormente anche sotto il profilo economico, favorendo una maggiore integrazione con il tessuto commerciale e della ristorazione locale”.
“Iniziative culturali di questo tipo sono fondamentali – sottolineano Stefano Bonfanti, presidente di Confesercenti Prato e Gianluca Spampani, presidente di Confcommercio Pistoia e Prato – e rappresentano un’occasione preziosa su cui costruire percorsi condivisi. L’auspicio è che, attraverso una progettazione sempre più inclusiva, si riesca a coinvolgere direttamente anche le attività economiche locali, creando sinergie capaci di generare benefici diffusi per tutta la città”.
Più critico il giudizio che arriva, invece, dalle opposizioni di centrodestra. “Il Festival Seminare Idee – scrive il coordinatore comunale di FdI Rocco Rizzo – ha registrato una buona partecipazione da parte dei cittadini pratesi e, finalmente, come sempre richiesto dal centrodestra, ha coinvolto commercianti ed esercenti del territorio. Tuttavia, non mancano perplessità rilevanti”. Tra queste Rizzo elenca “l’eccessiva concentrazione degli eventi” e la concomitanza delle date con quelle de “La città dei lettori”, “rassegna culturale fiorentina ormai consolidata, che ha inevitabilmente sottratto attenzione e flusso turistico potenziale all’evento pratese”. “Ma la critica più sostanziale – conclude Rizzo – riguarda, ancora una volta, l’impostazione ideologica sottesa alla proposta culturale dell’amministrazione Bugetti. I temi culturali sono stati utilizzati come strumento di propaganda politica: gli ospiti del festival appartenevano quasi esclusivamente a un’area di centrosinistra, senza alcuno spazio per il pluralismo o per voci di orientamento differente. Ma senza confronto e senza vera apertura non c’è cultura: c’è solo la sua caricatura, imposta dall’alto, a uso e consumo della narrazione politica di chi governa”.
Sulla stessa falsariga il giudizio di Erica Mazzetti, deputata pratese di Forza Italia: “Quello andato in scena a Prato – dice – è stato un festival a senso unico, quando invece occasioni come queste nello spazio civico dovrebbero essere motivo di confronto e di dialogo e un’opportunità di crescita per il territorio. Perché è difficile raccogliere qualcosa di buono dal pensiero unico. Di solito, quando si semina si dovrebbe avere certezza di un raccolto. Purtroppo, per la sinistra la cultura non è un terreno di confronto ma di egemonia, oltre a essere anche la solita fonte di distribuzione risorse, in questo caso elargite dalla Fondazione Cassa di Risparmio, che pare diventata l’assessorato alla cultura del Comune sicuramente per riempire un vuoto che si nota in città, una fonte inesauribile per acquisire consenso ancora inspiegabilmente elevato in città, sebbene questo diminuisca continuamente in Italia e nel mondo”.
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