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Sciopero e picchetti davanti alle aziende: nuova iniziativa di Sudd Cobas contro lo sfruttamento del lavoro


Al via ieri i presidi ai cancelli di cinque ditte dei settori tessile, pelletteria, logistica tra Prato e Seano. Il sindacato: "In questo distretto migliaia di operai lavorano 12 ore al giorno senza riposo. Entriamo nelle piccole imprese dove sindacalizzare è più difficile"


Redazione
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“Sono migliaia i lavoratori che ancora oggi lavorano anche 84 ore a settimana anziché 40 come prevede la legge, spesso in nero oppure con un finto contratto part-time. In questo distretto si sciopera la domenica perché si lavora anche la domenica, si lavora sempre, sette giorni su sette”.
Si chiama ‘Strike day’ l’ultima battaglia di Sudd Cobas – Sindacato unione democrazia dignità – contro lo sfruttamento dei lavoratori pachistani nelle aziende a conduzione cinese. Cinque le imprese davanti alle quali da ieri, domenica 6 ottobre, è cominciato lo sciopero a oltranza di una ventina di lavoratori. Obiettivo: un contratto di lavoro regolare e soprattutto turni di otto ore cinque giorni la settimana. La voce di Sudd Cobas, stavolta, è entrata nelle piccole ditte, quelle che al massimo contano una dozzina di operai. Modello e traguardo della protesta sono identici a quelli che il sindacato ha proposto nelle aziende più grandi e strutturate: “Nelle microimprese – dice il coordinatore, Luca Toscano – si fa più fatica ad entrare ma non per questo non ci proviamo. Il rispetto delle regole è per tutti, senza differenze”.
Cinque picchetti in altrettante ditte dei settori tessile, pelletteria e logistica: anelli della grande catena del comparto ‘moda’. Un comparto che innegabilmente sta vivendo una contrazione delle commesse e dei fatturati, ma se si parla crisi occupazionale è Sudd Cobas a dare una chiave di lettura diversa da quella che emerge continuamente: “Siamo in un distretto dove lo sfruttamento lavorativo non ha eguali – le parole di Luca Toscano – se gli operai lavorassero 40 ore anziché 84, occuperebbero un solo posto di lavoro e non due. Se i turni fossero davvero di 40 ore a settimana, oggi avremmo il doppio di lavoratori e un lavoro umano e dignitoso”.
Ad incrociare le braccia, a dare vita ad una protesta h24 davanti alle ditte, sono anche gli operai con un contratto di lavoro: “Precisiamo – ancora Toscano – sono operai con finti contratti part-time che in realtà lavorano due turni al giorno e che non hanno diritti riconosciuti”. Tra loro sono diversi quelli che sono emersi dall’illegalità dopo i controlli dell’Ispettorato del lavoro: “Gli ispettori si sono visti in alcune aziende ma questo non ha cambiato lo stato delle cose – spiega il coordinatore di Sudd Cobas – l’imprenditore se la sbriga con una sanzione maggiorata e non è obbligato ad assumere: la legge italiana prevede questo. Qualcuno ha accettato di fare contratti part-time che però sono tali solo sulla carta: l’operaio lavora come e quanto faceva prima, quando era in nero”.
Una battaglia contro i mulini a vento? Difficile rispondere. Intanto, in nemmeno 24 ore di sciopero, delle cinque ditte finite sotto i riflettori del sindacato, già due hanno aperto una interlocuzione e hanno acconsentito a regolarizzare gli operai.
Diamo aiuto agli operai delle piccole e piccolissime imprese – continua Luca Toscano – quelle imprese dove il processo produttivo viene frammentato per frammentare la possibilità di organizzazione, dove il supersfruttamento, spesso, si fa ancora più violento”.
Di microimprese, dentro ai capannoni dei Macrolotti con le finestre schermate e con le telecamere puntate sulla strada per controllare ogni movimento esterno, ce ne sono tantissime. “Il movimento 8×5 (otto ore di lavoro cinque giorni a settimana ndr) deve arrivare dove le cose sono più difficili – spiega il sindacato – in quelle fabbriche dove i numeri della forza lavoro sono piccoli ma non per questo meno importanti”. Il motto dice tutto: “Sindacalizzare l’insindacalizzabile”.  
Quanto andrà avanti la protesta? “Siamo organizzati con scorte di cibo e acqua e con le tende per passare la notte – dice Luca Toscano – decidiamo giorno per giorno. Siamo abituati a picchetti lunghissimi, abbiamo dimostrato tante volte di poter resistere. Ci interessa il lavoro regolare non quanto tempo dobbiamo aspettare per raggiungere il nostro obiettivo”. (nadia tarantino)    

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