Sulla carta dipendenti, nei fatti gestori di imprese cessate lasciando l’Erario a mani vuote. Imprese chiuse e riaperte con gli stessi clienti le stesse maestranze e nella stessa sede: un meccanismo ormai collaudato nel distretto di Prato. Un altro pezzo è stato scardinato dall’ultima inchiesta della procura che ha portato la guardia di finanza in uno studio di elaborazione dati in via Pistoiese presso cui sono state trovate le scritture contabili di 900 imprese individuali, riconducibili in larga parte a imprenditori cinesi. Perquisizioni sono state eseguite a carico di tre indagati: un commercialista pratese di 65 anni e due consulenti del lavoro cinesi, una donna di 42 anni e un uomo di 43.
Quattordici le perquisizioni, allargate anche ad alcune aziende clienti dello studio professionale. Dieci le imprese individuali e società a responsabilità limitata coinvolte nello schema fraudolento. Sequestrati documenti contabili, computer e altro materiale informatico.
“Le indagini – spiega il procuratore, Luca Tescaroli – stanno confermando il ruolo attivo dello studio nel favorire, attraverso competenze tecniche in materia fiscale, il ripetersi di operazioni fraudolente a vantaggio di soggetti cinesi operanti come imprenditori occulti”.
Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e concorso aggravato nell’ambito di attività di consulenza fiscale sono le ipotesi di reato contestate agli indagati.
Il lavoro della guardia di finanza ha portato a galla un sistema strutturato di evasione fiscale seriale, non nuovo a Prato, anzi. Il commercialista e i due consulenti del lavoro avrebbero offerto “assistenza fiscale sistematica e consapevole a imprenditori di fatto i quali, pur figurando formalmente come dipendenti, risultano essere gestori reali di imprese cessate con consistenti debiti erariali e riavviate sotto nuova veste secondo le schema illecito del noto ‘apri e chiudi’”.
“L’indagine – il commento del procuratore – si inserisce in un più ampio piano di contrasto alla criminalità economico-finanziaria di matrice transnazionale e mira a ristabilire la legalità in un distretto strategico per l’economica toscana, spesso esposto a dinamiche elusive sistemiche”.
Sull’ultima inchiesta della procura interviene Chiara La Porta, parlamentare pratese di Fratelli d’Italia, promotore della norma che ha dato un colpo durissimo al sistema ‘apri e chiudi’: “Il lavoro degli inquirenti per la tutela dell’economia sana ed il ripristino della legalità, è incessante e deciso come dimostrano i tre indagati che gestivano 900 aziende individuali cinesi e le quattordici perquisizioni di queste ore. La norma contro lo schema illecito delle ditte fantasma, fortemente voluta dal governo Meloni, purtroppo cronicizzato da troppo tempo nel tessuto economico del nostro territorio, non solo continua a rivelarsi uno strumento ulteriore ed efficace nell’individuare i soggetti che delinquono, ma anche nel bloccare, in modo capillare e specifico, il vero e proprio furto di denari destinati alle casse dello Stato come confermano i numeri delle svariate operazioni portate a termine nel distretto pratese”. (nt)
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