Prima sì, poi no. Una decisione, quella del Comune di Prato per l’apertura di una sala slot e vlt, ribaltata in appena sette mesi, il tempo di accorgersi che, a differenza di quanto rilevato in un primo momento, l’attività non era distante almeno 500 metri da un ‘sito sensibile’, nello specifico una scuola. Una retromarcia che ha dato il via ad una braccio di ferro tra il gestore della sala giochi e l’amministrazione comunale. “L’attività non può operare in quell’immobile in via Galcianese che dista 485 metri dalla scuola Mascagni”, la posizione del Comune espressa attraverso gli avvocati Tognini, Bartalesi e Logli; “Ho ricevuto il vostro parere positivo, ho un’autorizzazione e sono in regola, e inoltre il percorso pedonale più sicuro tra la mia attività e la scuola, misura 660 metri”, la risposta del gestore a cui l’ente ha replicato che l’unica distanza che vale ai fini dell’applicazione della norma contro il gioco d’azzardo, è quella più breve indipendentemente da sicurezza, comodità, livello di infrastrutturazione.
A dire se la ragione ce l’ha il Comune o l’imprenditore sarà il Consiglio di Stato dopo che il Tar della Toscana, lo scorso 20 novembre, ha stabilito che la sala giochi, all’indirizzo in cui si trova ora, non può stare. Intanto, il titolare della sala slot e vlt ha ottenuto un primo risultato: la sentenza del Tar che confermava il provvedimento di chiusura del Comune è stata congelata: “La situazione resta inalterata fino alla prossima decisione – ha detto il Consiglio di Stato – non vi sono motivi per una misura cautelare d’urgenza tale da non poter aspettare la data della camera di consiglio già fissata a gennaio”.
Nella guerra di carte bollate è stata ripercorsa tutta la storia. Dopo aver ricevuto,a dicembre 2022, il parere favorevole del Comune, a maggio 2023 la questura di Prato rilascia la licenza per l’apertura della sala giochi. Tutto bene? Sì, ma solo per qualche settimana. A luglio, infatti, il Comune scrive al titolare dell’attività per comunicare che in seguito ad un sopralluogo, effettuato il 17 giugno, risultava la presenza della scuola Mascagni a meno di 500 metri. Non solo: il Comune precisa anche di essere disponibile per una misurazione in contraddittorio ed esorta l’imprenditore a non riprendere l’attività, pena la cessazione. Il titolare della sala giochi fa i suoi passi e scopre che il 20 giugno l’amministrazione comunale aveva chiesto alla questura di valutare l’annullamento della licenza ma che l’esercizio dell’autotutela non era stato esercitato dando per buono quanto deciso in prima battuta e lasciando libertà al Comune di regolarsi secondo i propri poteri. Il Comune continua per la propria strada anche quando l’imprenditore dimostra che c’è un percorso pedonale di 660 metri che più dell’altro di 485 risponde a criteri di sicurezza, comodità e facilitazione anche nel caso di portatori di handicap.
La vicenda approda davanti al Tar che il 20 novembre dà ragione agli avvocati dell’ente e sottolinea che la norma varata per contrastare la ludopatia parla chiaramente di distanza entro i 500 metri, calcolata in base al percorso pedonale più breve e che, al di là della scelta della questura di non revocare la licenza, il Comune ha potere decisionale. In sostanza, i giudici del Tar differenziano i due soggetti: un conto è il profilo di sicurezza pubblica (questura), un altro è la distanza da siti sensibili allo scopo di prevenire la ludopatia (Comune).
L’imprenditore non si è arreso e ha presentato ricorso al Consiglio di Stato. Entro qualche settimana la sentenza. (nadia tarantino)
Sala slot troppo vicina alla scuola, il Comune ordina la chiusura ma solo mesi dopo aver dato parere favorevole. La lite finisce davanti ai giudici
L'attività dista meno di 500 metri dall'istituto Mascagni ma l'amministrazione comunale se ne accorge solo sette mesi dopo aver rilasciato il giudizio positivo alla questura ai fini dell'assegnazione della licenza. Il Tar ha dato ragione all'ente ma l'imprenditore non si è fermato e ha presentato ricorso
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