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Ricostruito il memoriale per le vittime di via Toscana ma la polizia arriva a identificare i Sudd Cobas: “Una vergogna, si preoccupano dei fiori e non della spazzatura”


Il sindacato autonomo conferma l'appuntamento per domani Primo Maggio e torna ad accusare: "Ci si accanisce su chi vuole ricordare le vittime e non si controlla cosa succede in questi capannoni"


Nadia Tarantino
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Il memoriale dedicato ai sette operai morti nell’incendio della confezione Teresa Moda, in via Toscana, è stato ricostruito. La devastazione di ieri, martedì 29 aprile, non ha fermato la volontà di Sudd Cobas, il sindacato autonomo che da anni si batte contro lo sfruttamento del lavoro e l’illegalità nelle fabbriche, di commemorare quelle sette vite spezzate e di farlo proprio in via Toscana e nel giorno (domani) in cui in gran parte del mondo si celebra il lavoro, si celebrano i lavoratori, si battono i pugni per i diritti, si chiedono rispetto e tutele. Nulla ferma il sindacato: né la devastazione del memoriale né la polizia che stamani è arrivata in forze in via Toscana per identificare i manifestanti che hanno passato la notte sul posto per difendere l’aiuola nella quale piante e fiori hanno preso il posto della spazzatura.
Digos e Volanti hanno chiesto i documenti ai sindacalisti e hanno chiesto conto del gazebo in quella “strada privata”. La risposta è stata forte e si è consumata sotto la videocamera azionata da un poliziotto: “Vergogna, vergogna. Vergognatevi perché venite a controllare chi esprime dolore per sette morti mentre dovreste entrare in questi capannoni, dovreste verificare cosa succede nelle fabbriche, dovreste andare a vedere chi ha trasformato questa strada in una discarica a cielo aperto”.
La polizia se n’è andata senza identificare nessuno ma con il filmato del contrasto. “Con tutto quello che c’è qui, con tutte le aiuole ridotte a un immondezzaio, vuoi vedere che sono i nostri fiori in ricordo di sette poveri operai a creare preoccupazione?”, lo sfogo degli attivisti.
Profonda la condanna per il memoriale distrutto da un furgone che ci è passato sopra intenzionalmente.
“Non ci fermiamo – il grido di Luca Toscano e di Sarah Caudiero, leader del sindacato – non ci arrendiamo e continuiamo la nostra battaglia in difesa di chi non ha voce, di chi vive ai margini, di chi per bisogno è costretto a piegare la testa. La distruzione del memoriale è uno schiaffo ai morti ed è il segno concreto di quanto fastidio provochi quella tragedia in un distretto votato al profitto, ai soldi, alla ricchezza e chi se ne frega se dietro questo ci sia il sudore di operai sfruttati, sottopagati, ricattati”.
Soli i sindacalisti e gli attivisti di Sudd Cobas a ricordare che undici anni e cinque mesi fa, a pochi metri di distanza da dove è stato realizzato il memoriale (che per l’esattezza si trova davanti ad un’altra azienda che nulla a che vedere con la Teresa Moda), il posto di lavoro diventò per sette operai una tomba. Non c’è niente che ricordi quella tragedia, la più grande nella storia del distretto tessile: non una targa, non una lapide, non un cartello. Nulla. Solo magazzini pieni di merce, viavai di macchine e camion, insegne accese ad ogni ora del giorno e della notte e distese di spazzatura. Del primo dicembre 2013, del rogo della confezione Teresa Moda, si parla in città una volta l’anno, il giorno dell’anniversario con il solito convegno organizzato da Comune e Regione per fare il punto sui controlli della Asl nei capannoni: numeri, numeri, numeri snocciolati ad una platea sempre meno numerosa e sempre e solo composta da italiani che vanno poco oltre la cerchia degli addetti ai lavori. Convegni che per qualche anno sono stati ospitati nel salone consiliare del Comune di Prato e che, invece, ultimamente sono stati fatti traslocare in altre sedi meno simboliche e per nulla solenni.
Nessuno, dopo quello che è successo ieri, ha pensato di affacciarsi in via Toscana: Sudd Cobas lasciati soli. Di nuovo. Non un assessore, non un’altra sigla sindacale, non un’associazione datoriale. Non una riga di condanna. Solo la voce del sindacato autonomo che rivolge un appello agli operai cinesi: “Siete nostri fratelli e siete nostre sorelle – le parole di Luca Toscano – anche voi sfruttati, anche voi vittime del profitto a ogni costo. Siamo qui per difendere voi come gli altri che sono nella stessa condizione”. (nt)

Edizioni locali: Prato

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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