Fingendo un rapporto sentimentale riuscì a mettere le mani sul patrimonio di un pratese di 53 anni affetto da un ritardo psichico. Non solo soldi, immobili e gioielli ma anche una sorta di garanzia a vita costituita dall’aver indotto il 53enne a riconoscere come sua la figlia avuta da un altro uomo. Ora la donna, una peruviana di 37 anni, dovrà vedersela con i giudici e con lei anche la sorella, 35 anni, e i rispettivi compagni, due albanesi di 55 e 38 accusati a vario titolo di circonvenzione di incapace, maltrattamenti, violenza privata, sequestro di persona, alterazione dello stato civile e violazione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria (avvocati Cristiano Toraldo, Antonino Denaro, Sabrina Del Fio).
La vicenda, che il 12 marzo approderà davanti al giudice delle udienze preliminari per la definizione di eventuali riti alternativi al dibattimento, risale alla fine del 2022. La vittima, rimasta sola dopo la morte dei genitori, finisce nelle mani dei quattro stranieri. I risparmi cominciano a prendere il volo: tra maggio e novembre 2023, il 53enne ritira dai suoi conti 27mila euro e, secondo le indagini, ne consegna altrettanti che sono quelli derivanti dalle case in affitto. Poi viene convinto a firmare una procura notarile che assegna ad una delle peruviane la gestione degli immobili sia per eventuali vendite che per la riscossione diretta delle locazioni.
La peruviana 37enne si trasferisce a casa del 53enne; qui – stando alla ricostruzione dei fatti emersa dall’inchiesta del sostituto Laura Canovai – l’uomo viene messo all’angolo: chiuso a lucchetto in casa, privato del telefonino e del bancomat, minacciato, maltrattato, preso per le orecchie, vessato, convinto a non parlare con l’avvocato che riveste il ruolo di amministratore di sostegno. Per la procura la 37enne avrebbe agito spalleggiata dalla sorella e dagli albanesi. Ad un certo punto, a settembre del 2023, la vittima viene convinta ad attribuirsi, di fronte all’ufficiale di Stato civile del Comune di Prato, la paternità di una bambina nata dalla relazione della peruviana di 37 anni con l’albanese di 55. Ecco che la piccola porta il cognome della vittima.
L’uomo ad un certo punto parla e racconta tutto. Dichiarazioni che la procura verifica fino chiedere e ottenere dal tribunale provvedimenti di allontanamento e divieti di avere contatti con la vittima (prescrizioni violate che hanno prodotto ulteriori capi di imputazione).
A marzo le difese decideranno su eventuali richieste di abbreviato o patteggiamento.
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