“E’ una riproduzione talmente grossolana, così tanto vistosamente grossolana che non è possibile fare confusione e pensare di stare acquistando un prodotto originale. E comunque, è normale che la merce sia simile alle versioni originali, dal momento che i piccoli operatori del settore cercano di ispirarsi ai grandi marchi per potersi inserire nel mercato”. Insomma, ti ‘scopiazzo’ meglio che posso senza però poter mai essere perfetto e tiro a campare anche io. E’ la difesa che l’avvocato di un imprenditore cinese ha cercato di far passare in Cassazione per evitare che la condanna a 8 mesi di reclusione diventasse definitiva. Niente da fare: l’imputato, 58 anni, residente a Prato, accusato di contraffazione, si è visto confermare la pena inflitta nel 2021 dal tribunale di Udine e replicata nel 2023 dalla Corte d’appello di Trieste. Non solo: diventa definitivo anche il risarcimento riconosciuto alle due case di moda che si erano costituite parte civile: 14mila a Burberry e 10mila a Gucci.
L’imprenditore finisce nei guai dopo che la merce taroccata sequestrata nel 2017, a Codroipo, in provincia di Udine, ad un venditore ambulante (anche lui cinese), viene ricondotta ad una ditta di Prato. Gli investigatori si presentano nell’azienda e ritirano 162 maglie già confezionate e altre 327 in lavorazione a marchio Burberry e 361 spille con il logo di Gucci. Centinaia di pezzi taroccati, “taroccati così male – sostiene l’avvocato – da non poterli proprio confondere con l’originale”. E mentre il venditore ambulante va a processo per ricettazione, l’imprenditore viene chiamato a rispondere di contraffazione. Nei tre gradi di giudizio è stato ritenuto colpevole.
L’avvocato ha insistito anche con la Cassazione sul fatto che maglie e spille recassero “differenze sostanziali rispetto agli originali”. In particolare, il riferimento era alle proporzioni del disegno e del tessuto, alle rifiniture, al non corretto allineamento dei vari pezzi assemblati. La palla non è andata in gol neppure stavolta: “Differenze lievissime idonee a trarre in inganno i consumatori – si legge nella sentenza di terzo grado che richiama le precedenti – solo il confronto ravvicinato tra originale e copia avrebbe potuto mettere in evidenza le minimali diversità”. (nadia tarantino)
Processo per merce taroccata “made in Prato”. Il difensore: “Impossibile non accorgersi che sono falsi”. Ma la Cassazione conferma la condanna
Otto mesi di reclusione e risarcimento danni a due case di moda per centinaia di magliette e di spille contraffatte. La tesi dell'avvocato non ha retto. I fatti risalgono al 2017
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