“I ragazzi non stavano facendo niente di male se non reclamare i loro diritti e protestare contro lo sfruttamento, eppure per poco non sono stati investiti da un furgone guidato da un cinese. Speriamo che polizia e carabinieri, subito intervenuti, chiariscano questo grave fatto”. A parlare è don Helmut Szeliga, il parroco di San Giusto che da settimane assiste, aiuta e segue gli operai che sotto le bandiere di Sudd Cobas chiedono condizioni di lavoro umane, dignitose, regolari. Il tentativo di investimento è avvenuto intorno alle 19.30 di oggi, giovedì 19 dicembre, in via Gora del Però, nel Macrolotto 1, davanti all’ingresso di un pronto moda.”Oggi – racconta Arturo Gambassi, tra i coordinatori del sindacato autonomo – abbiamo cominciato qui la nostra protesta che rientra nella lotta slanci sistema apri e chiudi. Riteniamo che questo pronto moda altro non sia che la prosecuzione di uno controllato dell’Ispettorato del lavoro a fine ottobre, in seguito alle denunce dei lavoratori, e chiuso in pochi giorni dopo lo spostamento di merci e macchinari. La solita storia, insomma”.
I manifestanti hanno reagito, fermando il furgone, aprendo lo sportello e costringendo il conducente ad arrestare la marcia. “Pur di ritirare la merce sarebbe passato sui corpi dei ragazzi”, dice il parroco di San Giusto. L’azienda, in serata, ha diffuso un comunicato per darsi estranea al tentativo di investimento. “Alla guida del furgone un fattorino che non è dipendente della nostra ditta. Non siamo contro lo sciopero ma chiediamo che venga riconosciuto il diritto d’impresa”. Smentita con fermezza la ricostruzione della ditta apri e chiudi.
Il sindacato ha fatto sapere, con una nota, che gli scioperi proseguiranno nonostante l’aggressione. Gli ex operai del “Pronto Moda Oro”, da oltre un mese senza lavoro per aver aderito al sindacato, raggiungeranno il picchetto davanti al “Pronto Moda Tk” per continuare la mobilitazione. Lo scorso ottobre, a due giorni dal controllo dell’ispettorato del lavoro alla proprietà della Moda Oro, gli operai che trovarono il coraggio di denunciare le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti vennero licenziati mentre i restanti trasferiti, insieme alle macchine e al materiale nel “Pronto Moda Tk”. Lo sciopero per denunciare il meccanismo consolidato e radicato delle ditte ‘apri e chiudi’ va avanti, si sposterà di volta in volta dove gli imprenditori sposteranno proprietà e volumi di lavoro pensando di eludere doveri contributivi e diritti sindacali dei lavoratori.