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Prato ricorda gli scioperi del 7 marzo 1944. Biffoni: “La memoria è un dovere”


E' stata posta una corona d'alloro in memoria dei deportati pratesi al termine di una cerimonia in piazza delle Carceri. Presente anche Gianni Cenni


Eleonora Barbieri


Prato oggi ha ricordato gli scioperi del 7 marzo 1944 e le conseguenti rappresaglie con la deportazione di molti pratesi nei campi di concentramento. Lo ha fatto con una cerimonia commemorativa in piazza delle Carceri al termine della quale è stata posta una corona d’alloro alla lapide. Durante la cerimonia sono stati ricordati i 133 pratesi che quel giorno di 79 anni fa furono prelevati con la forza nelle strade e nelle fabbriche della nostra città dalle truppe fasciste e naziste, per essere rinchiusi nel Castello dell’Imperatore e poi deportati verso i campi di lavoro di Mauthausen ed Ebensee. I rastrellamenti provocarono l’arresto degli operai che avevano scioperato, ma anche di coloro che con la protesta non avevano niente a che fare, in quanto per i nazisti era una buona occasione per deportare uomini e donne in grado di lavorare a favore dell’industria bellica. La mattina dell’8 marzo il numero totale di catturati era insufficiente, quindi fu necessario recarsi nelle fabbriche e prelevare coloro che nei giorni precedenti si erano astenuti dal lavoro, tra queste il lanificio Lucchesi e la cimatoria Campolmi, oggi sede della biblioteca Lazzerini e del Museo del Tessuto. Solo 18 tra i più giovani dei 133 deportati riuscirono a sopravvivere e a fare ritorno in patria. Tra loro, come ha ricordato Gabriele Alberti, Dorval Vannini, Roberto Castellani e Marcello Martini.

Tra gli ospiti intervenuti ha preso la parola Eva Rizzin, responsabile scientifico dell’Osservatorio nazionale sull’antiziganismo dell’Università di Verona. Ha raccontato la terribile esperienza dei sui parenti Sinti e Rom anche loro vittime della deportazione fascista e nazista tra il 1943 e 1945. Erano considerati zingari quindi pericolosi e asociali, “quando in realtà erano musicisti, circensi e grandi lavoratori, che hanno dovuto vivere atrocità a causa dell’inferiorità razziale del tempo” ha detto Rizzin – un evento che ha lasciato per un lungo periodo enormi pregiudizi nei loro confronti. 

“La memoria è un dovere che noi abbiamo -afferma il sindaco Matteo Biffoni- non deve essere solo un momento di celebrazione con la deposizione di una corona d’alloro, ma di ricordo, dobbiamo fare lo sforzo di rimettere in fila i valori che sono scaturiti dalla deportazione, per il rispetto del dolore e della morte che ci ha portato ad avere una democrazia e ad essere liberi. La nostra città ha il dovere insieme alla memoria del 7 marzo di ricordare ciò che è successo, per andare oltre e trovare un nuovo inizio, come sono riusciti a fare i 18 sopravvissuti, ne è un esempio il rapporto straordinario di gemellaggio che oggi abbiamo con la città di Ebensee, dove era situato il campo di concentramento e lavoro in cui vennero portati”.

Presente alla cerimonia anche Gianni Cenni, candidato sindaco del centrodestra: “Tenere viva la memoria affinché quelle terribili pagine restino per sempre chiuse nei libri di storia. Le commemorazioni per le vittime dei crimini nazifascisti servano da spinta all’impegno comune contro le guerre e contro qualsiasi forma di odio. Non dimenticare – aggiunge Cenni – significa avere piena consapevolezza di quanto danno producano le contrapposizioni. Esprimo vicinanza alle famiglie e ai discendenti di quei nostri concittadini che non fecero più ritorno ai loro affetti”.

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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