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“Prato chiama Italia”: sette proposte per una nuova politica su immigrazione e cittadinanza


Trentaquattro tra forze politiche, associazioni e sindacati, hanno aderito chiedendo diritti e dignità per le 50mila persone che vivono a Prato senza cittadinanza. Giovedì 29 maggio alle 17.15 manifestazione in Piazza del Comune


Samuela Pagliara


Un documento con sette proposte concrete per trasformare radicalmente l’approccio alle politiche migratorie. E’ l’iniziativa che ha raccolto l’adesione di associazioni, sindacati e forze politiche, nata dall’assemblea pubblica del 13 aprile al circolo Cherubini di Grignano. In quell’occasione oltre 400 persone hanno discusso la condizione di limbo vissuta da chi non ha ancora concluso il lungo iter burocratico. A Prato, sono i dati forniti dal partito, una persona su quattro vive senza cittadinanza italiana. In totale sono 50mila persone provenienti da 129 nazioni diverse di cui 13mila sono giovani nati o cresciuti in Italia ma ancora considerati stranieri. Una sfida nazionale affrontata partendo proprio da Prato, la città italiana con la più alta percentuale di residenti stranieri. La città è infatti da sempre un laboratorio naturale nel quale ricchezze e contraddizioni convivono nel quotidiano. Il documento ‘Prato chiama l’italia’ propone un cambio di paradigma attraverso sette interventi strutturali. Il primo riguarda il decentramento amministrativo, con Prato città pilota per trasferire ai Comuni la competenza sul rinnovo dei permessi di soggiorno. Si propone poi la creazione di un fondo di garanzia regionale contro la discriminazione residenziale, la piena applicazione del diritto all’iscrizione anagrafica per senza fissa dimora. Sul fronte della cittadinanza, in attesa di una riforma nazionale che accorci i 10 anni di residenza continuativa attualmente necessari, come previsto dal Referendum di 8 e 9 Giugno, e che introduca Ius Soli e Ius Culturae, si prevedono percorsi di riconoscimento e supporto amministrativo, psicologico e familiare per i giovani con background migratorio. Il documento delinea inoltre un patto contro la precarietà che spezzi il circolo vizioso tra permesso di soggiorno, casa e lavoro, insieme al potenziamento dei servizi di accoglienza e al superamento delle barriere che impediscono l’accesso ai servizi essenziali.

“Tantissime sono le adesioni che stanno arrivando da mondi diversi, e questo chiarisce in modo inequivocabile che Prato non è una città spaccata- spiega Moustapha Diagne, Presidente dell’Associazione dei Senegalesi di Prato- Per contrastare lo sfruttamento dobbiamo aggredire la ricattabilità, che per combattere la precarietà dobbiamo garantire un percorso di vita stabile e regolare. Che riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia e la richiede non sottrae niente a chi la eredita dalla propria famiglia. Il 29 maggio scendiamo in piazza per affermare che chi contribuisce ogni giorno alla vita della città ha diritto di farne parte pienamente”

“La sfida di Prato è la sfida dell’Italia intera. Oltre 50.000 persone in questa città vivono e lavorano senza poter votare, accedere a un alloggio pubblico o ottenere un semplice documento di identità- sottolinea Nassira Camara, Associazione Mali Onlus e Federazione delle Associazioni Maliane d’Italia- Il nostro documento dimostra che esistono soluzioni concrete per garantire diritti a chi lavora, paga le tasse e contribuisce alla vita economica, sociale e culturale della comunità. Non vogliamo un trattamento di favore, ma rivendichiamo il diritto di essere trattati con dignità”.

Intanto, giovedì 29 maggio alle 17.15, è stata indetta una manifestazione in piazza del Comune per chiedere al Consiglio comunale di recepire le proposte del documento.

“Saremo in piazza per la dignità di tutte quelle persone che nel sacrificio hanno cercato di divenire, mantenersi o tornare ad essere regolari, avendo a che fare con le attese e i permessi che arrivano già scaduti. A Prato, i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno possono superare i 16 mesi, e intanto le persone restano senza documenti validi, senza accesso ai servizi e in balia della precarietà. Saremo in piazza anche per sostenere il Referendum dell’8-9 giugno per ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario per richiedere la cittadinanza” dichiara Ajman Hossain, Associazione Bangladesh Prato.

Il documento ha raccolto un consenso trasversale che va da Anpi ad Arci, dalla Cgil alle associazioni delle comunità straniere, coinvolgendo tutte le forze politiche progressiste del territorio in un fronte comune per i diritti della cittadinanza. Per qunto riguarda invece il sostegno politico, hanno dato la propria adesione: Giovani Democraticə di Prato, Lista Civica La Forza del Noi, Lista Civica Questa è Prato, Movimento 5 Stelle Prato, Partito Comunista Italiano Prato, Partito Democratico di Prato, Sinistra Civica Ecologista Prato, Sinistra Italiana Prato.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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