Coltellate, calci, pugni e colpi con cocci di vetro: una spedizione punitiva a tutti gli effetti contro un cinese di 42 anni, ridotto in fin di vita e salvo per miracolo dopo un lungo periodo trascorso nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Prato dove ancora oggi, a oltre tre mesi dai fatti, si trova. Movente della brutale aggressione il regolamento di conti per il controllo del mercato delle grucce che da anni contrappone gruppi di imprenditori cinesi disposti a tutto pur di mettere le mani su uno dei segmenti più remunerativi del settore tessile e abbigliamento.
Sono cinque i connazionali finiti in carcere con l’accusa di tentato omicidio per i quali, la procura di Prato, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Tutti sono difesi dagli avvocati Alessandro Fantappiè e uno anche dall’avvocato Manuele Ciappi.
La vittima, imprenditore condannato in via definitiva per un omicidio commesso a maggio nel 2006, fu accerchiata, picchiata e accoltellata dai connazionali mentre si trovava al circolo Number One in via Scarlatti, la notte del 6 luglio. Le coltellate, affondate con particolare forza, provocarono addirittura una “eviscerazione”. Il 42enne fu soccorso nei pressi della sua abitazione in via Marsala, lontano dal locale. Fu lui stesso, ancora cosciente seppur in condizioni gravissime, a chiedere di essere riaccompagnato a casa. Lasciato in mezzo alla strada, fu soccorso e trasportato in ospedale ormai quasi dissanguato.
Le indagini degli inquirenti imboccarono subito la strada giusta grazie alle telecamere installate nel locale: uno degli aggressori era ben riconoscibile e già noto. La sua utenza telefonica rivelò la fuga da Prato. I cinque cinesi furono arrestati qualche giorno dopo: quattro a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, uno a Catania.
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