Un regalo speciale per i 50 anni del Museo del Tessuto di Prato. Il collezionista Giovanni Falletti ha donato 2mila pezzi fra manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali che andranno ad arricchire il patrimonio del museo. Una donazione di 250 stampe giapponesi della seconda metà del Settecento e dell’Ottocento di artisti come Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, Utamaro, tessuti di manifatture europee dal Quattrocento al Settecento, oltre 450 tra litografie, acqueforti, xilografie e stampe dal Cinquecento all’Ottocento – tra cui Dürer, Van Leyden, Salvator Rosa, Piranesi, Max Klinger, Lorenzo Viani e più di mille oggetti tra ricami, fasce ornamentali, pannelli, maschere, monili, armi rituali provenienti da Africa, Asia Centrale, Asia Orientale, Sud America.
“Ho scelto di donare le mie collezioni al Museo del Tessuto – spiega Giovanni Falletti – per più motivi. Ovviamente non volevo che quanto da me raccolto andasse disperso in mille rivoli inadeguati e impropri. Il Museo del Tessuto di Prato mi è parsa una struttura ottimale per il suo alto livello culturale e scientifico. Altro fattore importante nella scelta – è stata la constatazione che questo museo, al contrario di altre importanti strutture, usa il materiale in suo possesso per un susseguirsi di mostre e altre iniziative, non solo collocate a Prato. Evitavo così che le mie cose finissero sepolte in nobili ma inaccessibili depositi”.
Ottanta tessuti antichi sono stati selezionati per allestire la mostra “Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti” aperta al pubblico dal 20 dicembre 2024 al 21 dicembre 2025.
Curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume, per la prima volta la mostra presenta manufatti tessili e ricami antichi che rappresentano il nucleo iniziale da cui Falletti ha avviato il percorso di collezionista.
Allestita nella sala dedicata ai tessuti storici, la mostra si sviluppa in un percorso cronologico che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile e che incrocia stili, produzioni, materiali e soggetti, eccezionali testimoni della produzione europea dal Quattrocento alla fine del Settecento. Utilizzati per la confezione di sfarzosissime vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro enorme pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri come pianete, dalmatiche, piviali, una straordinaria pratica di riuso che ha permesso la conservazione di capolavori tessili di cui la mostra presenta al pubblico alcuni esemplari.
Per facilitare la comprensione di contenuti storici e tecnici, la sala espositiva è dotata di due video multimediali che raccontano, con metodi e linguaggi diversi, il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo dell’arte della seta fino al periodo preindustriale. Microscopi digitali consentono di osservare da vicino la struttura interna e la complessità degli intrecci di velluti, damaschi, broccati e lampassi (tessuti in seta operata). Infine, riproduzioni grafiche affiancate ai tessuti, illustrano lo sviluppo dei principali motivi decorativi adottati dalle botteghe tra XV e XVIII secolo. Le riproduzioni di alcune importanti opere pittoriche affiancate a tessuti dello stesso periodo, rendono immediatamente visibili le diverse funzioni di questi preziosi capolavori in seta. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Edifir (in uscita nel 2025) con approfondite analisi e schede tecniche a cura di Daniela Degl’Innocenti e Roberta Orsi Landini.
“Ringrazio sentitamente Giovanni Falletti per questa straordinaria donazione – il commento di Fabia Romagnoli, presidente della Fondazione Museo del Tessuto – che arricchisce in modo rilevante il patrimonio del Museo e i suoi contenuti, proiettandolo verso un futuro di ulteriore apertura a tematiche interdisciplinari e amplificando, a cinquant’anni di distanza, il grande atto donativo del fondatore del Museo Loriano Bertini” .
La nascita e la formazione del Museo del Tessuto di Prato, l’istituzione culturale più rappresentativa del distretto tessile pratese, è fortemente legata all’Istituto Tullio Buzzi e all’Associazione Ex Allievi. Alla fine degli anni Quaranta, dopo un viaggio di studio in Francia, il Prof. Giuseppe Ponzecchi maturò l’idea di creare una raccolta delle varie tipologie di tessuto antico per facilitare l’insegnamento del disegno e della tecnica tessile agli studenti della scuola. Successivamente, grazie all’impegno di Carlo Ponzecchi, figlio di Giuseppe, e dell’Associazione Ex Allievi – che si adoperarono con autentica passione per sensibilizzare le realtà industriali cittadine – a partire dagli anni Sessanta furono raccolti i primi nuclei delle collezioni del Museo. Nel 1975 Loriano Bertini, imprenditore tessile e collezionista donò all’Istituto Buzzi una collezione di 612 tessuti antichi acquisita dal noto antiquario fiorentino Giuseppe Salvadori. Questa importante donazione diede lo stimolo per la creazione di un vero e proprio museo, formalmente inaugurato nei locali della scuola il 20 dicembre del 1975. Da allora lo sviluppo del Museo è costellato di tappe ed eventi significativi: il trasferimento nella sede espositiva provvisoria presso i locali del palazzo comunale, la nascita dell’Associazione Museo del Tessuto per la gestione delle attività, la creazione di una Sezione Contemporanea per raccogliere le tendenze moda di Prato Expo, l’inaugurazione della sede definitiva presso la ex fabbrica di filati Campolmi nel 2003, la contestuale nascita della Fondazione Museo del Tessuto a opera di Camera di Commercio di Prato Comune di Prato, Provincia di Prato e Unione Industriale Pratese . Oltre 400mila persone hanno varcato l’ingresso del Museo alla Campolmi negli ultimi vent’anni e le collezioni sono cresciute costantemente – oltre 11mila oggetti dal 2003 al 2023 – grazie a donazioni pervenute dall’Associazione Amici del Museo del Tessuto, dagli Ex Allievi, da privati e aziende, accompagnate da alcuni, mirati acquisti. Grazie alla fiducia dei donatori e alla donazione fondativa iniziale di Loriano Bertini, il Museo vanta oggi un raro patrimonio, di assoluto rilievo internazionale, che include tessuti antichi da ogni continente, costumi, abiti e accessori di moda antichi e del XXIsecolo, attrezzi e macchinari, campionari tessili e molte altre categorie di reperti e testimonianze storiche.
“Il Museo del Tessuto – ha sottolineato Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato – rappresenta una realtà emblematica per Prato, un luogo straordinario che testimonia la ricchezza di relazioni che, anche partire dalla stoffa e dai tessuti, il nostro territorio è stato capace di sviluppare con il mondo. Questo museo ha la singolare qualità di parlare di noi e, nello stesso tempo, di metterci in dialogo con gli altri, rappresentando un punto di riferimento mondiale per la storia del tessuto, della moda e del costume”.
Numerose sono state negli ultimi vent’anni le mostre temporanee, che rappresentano un’attività importante di confronto per la ricerca scientifica e di fondamentale importanza per avvicinare il pubblico non specializzato e valorizzare il Museo della città di Prato come polo culturale attivo a livello locale, regionale e nazionale.
“La sua storia – ha sottolineato la sindaca Ilaria Bugetti – è il prodotto di intrecci e trame che nel corso dei secoli hanno fatto la grandezza e la ricchezza del nostro territorio fino ad arrivare ai giorni nostri”.
Per i 50 anni del Museo del Tessuto il collezionista Falletti dona oltre 2mila pezzi fra manufatti tessili e ricami antichi
Otta tessuti antichi sono stati raccolti nella mostra "Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti" che sarà inaugurata il 20 dicembre
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