Anche nella fase 5 del Piano Lavoro sicuro il numero dei controlli alle aziende a conduzione cinese presenti su Prato resterà lo stesso rispetto alla precedente e pari a 750 l’anno. Nella fase 4 infatti, sono comparsi due campanelli d’allarme che inducono gli ispettori Asl a non abbassare la guardia: la ricomparsa dei dormitori seppur in modalità diversa dai loculi di qualche anno fa, e le carenze igienico sanitarie. E’ quanto emerso stamani, nel salone consiliare del Comune di Prato durante la presentazione delle nuove azioni del progetto, nato nel 2014 come risposta forte al rogo del Teresa moda, la fabbrica dormitorio in cui il 1° dicembre 2013 sono morti 7 operai cinesi. Questi primi mesi della nuova Fase, iniziata il 1° gennaio e che si concluderà il 31 dicembre 2025, danno un riscontro positivo ma la parola d’ordine è non abbassare la guardia. Ecco perchè mentre negli altri territori dell’Asl si passerà da 1.100 controlli all’anno a 922, a Prato il pressing resterà identico. “Vi è un netto miglioramento rispetto all’inizio dell’attività di controllo del nucleo e da un punto di vista quantitativo i controlli non caleranno, ma il riaffacciarsi di situazioni di promiscuità tra luoghi di lavoro e spazi di vita ci ha fatto decidere di non abbassare l’attenzione – ha detto Renzo Berti, responsabile del Piano lavoro sicuro e capo dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana centro – Non si tratta di dormitori in loculi di cartongesso come quelli che trovavamo in molti capannoni, ma comunque di situazioni non a norma in cui i rischi si moltiplicano: facendoci pensare che quanto abbiamo acquisito non sia consolidato. Per questo, al di là della quantità e dell’efficacia dei controlli, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese, il vero deterrente rispetto ai rischi e la molla che fa scattare la prevenzione. Per fare questo salto di qualità chiediamo la preziosa collaborazione delle parti sociali”.
Dal 2014 ad oggi sono state controllate 18.321 imprese di cui 11.387 a Prato per un incasso di oltre 26,5 milioni sanzioni riscosse – 2,5 all’anno – rendendo in pratica il Piano autofinanziato – con un trend di regolarità più che triplicato a Prato, (dal 20,2% del 2014, quando è stata avviata la prima fase del progetto, al 70,4 attuale, uguale su base regionale). Risorse che serviranno anche a finanziare nuove assunzioni di tecnici, funzionari e medici specializzati in prevenzione. Nel 2014 ne furono assunti 74, ora scesi a una cinquantina. Si tratta di risorse umane indispensabili per proseguire con il progetto che tra le sue azioni prevede anche un nuovo piano di comunicazione, focus sulla formazione e programmazione dei controlli basata sui fattori di rischio.
“Il Piano lavoro Sicuro è cresciuto negli anni grazie soprattutto alla collaborazione istituzionale e il Comune di Prato è partner del progetto attraverso la Polizia Municipale e il Servizio Immigrazione – ha aggiunto l’assessore all’Immigrazione, Simone Mangani – A quell’intesa hanno fatto seguito il Protocollo Antisfruttamento che vede capofila la Procura della Repubblica e altri accordi come quelli con Alia e Sori per estendere i controlli di prevenzione anche ad altri ambiti. E’ di fondamentale importanza che la Regione Toscana abbia deciso di far proseguire il Piano per altri due anni fino alla fine del 2025”.
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