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Mussolini non sarà più cittadino onorario di Prato: il Comune revoca l’onorificenza concessa nel 1924


L'annuncio della sindaca Bugetti in occasione dell'80esimo anniversario della liberazione: "Non un atto ideologico ma storico". Il documento ritrovato grazie ad una ricerca storica


Samuela Pagliara
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Benito Mussolini non sarà più cittadino onorario di Prato. Ad annunciarlo, questa mattina venerdì 11 aprile la sindaca di Prato Ilaria Bugetti. Una notizia che in pochi, pochissimi sapevano ma che racconta uno spaccato di storia italiana che è impossibile dimenticare. Il documento, recuperato dagli archivi dopo un dettagliato ed attento lavoro di ricerca, è stato mostrato alla stampa questa mattina e riporta la data del 19 maggio 1924. L’atto di revoca verrà votato dal Consiglio comunale in aula il prossimo 17 aprile.

 

“Non si tratta di un fatto ideologico- chiarisce la sindaca- ma di un atto storico. E’ una scelta dettata dai tempi, presentare quest’atto di delibera ci riporta a quei principi costituzionali che vanno ricordati oggi più che mai”. La decisione del Comune di Prato segue la scia di quella già presa da numerosi altre realtà italiane. L’auspicio, per Bugetti, è che tutti i consiglieri rispondano in modo favorevole mettendo da parte l’ideologia politica per favorire i valori antifascisti. L’atto è stato presentato anche dall’assessora alla Memoria Chiara Bartalini, il presidente della Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza Massimo Chiarugi, il responsabile della didattica del Museo Enrico Iozzelli, il presidente dell’Associazione 6 settembre Mirko Castellani, Bruno Becchi, figlio del partigiano Vinicio Becchi, la presidente di Anpi Prato Angela Riviello, il presidente di Aned Gabriele Alberti, Flora Leoni di Aned e lo storico Giampiero Nigro.

Tutto è nato da un’intuizione di Anpi Prato, che ha proposto al presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli (laureato in storia ed appassionatio) di verificare se Mussolini fosse cittadino onorario anche di Prato, dato che appunto in quegli anni era un tributo che gli era stato dato da diverse città. Alla fine, in uno degli archivi che il Comune ha nel territorio di Vaiano, grazie anche ad Elia Rotolo, dipendente dell’Archivio Generale, dagli enormi scaffali con gli atti del Consiglio comunale è emerso un faldone ingiallito dal tempo che conteneva l’atto pubblico del conferimento della cittadinanza ad honorem a Benito Mussolini, firmato dal sindaco Tito Cesare Canovai.

“Abbiamo consultato l’archivio generale del nostro Comune e abbiamo avuto la fortuna di ritrovare questo documento affascinante, che era stato dimenticato dalla città – afferma il presidente Tinagli – La ricerca è stata utilissima anche dal punto di vista storiografico, perché di questo atto non c’era riscontro neppure nelle fonti secondarie, che non citavano la delibera di conferimento, mentre invece facevano riferimento ad altri eventi o fatti come ad esempio la visita di Mussolini a Prato il 25 maggio del 1926 o altri atti celebrativi. Oggi riportiamo alla luce un documento che permette di analizzare in modo scientifico un tratto del ventennio, perché lo studio della storia è il collante che tiene insieme una comunità. La delibera di revoca è opportuna perchè quei valori su cui si poggia il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini sono stati superati e completamente riscritti in modo antitetico”.

Dello stesso avviso il professor Giampiero Nigro, docente di Storia economica dell’Università di Firenze: “E’ importante che venga riaperta la riflessione su quei fatti, troppo spesso interrotta nel nostro Paese. Questa è l’occasione per farlo. E’ necessario raccontare i fatti storici ai nostri figli per creare coscienze più forti”.  “Come Anpi da tempo lavoriamo per sull’emersione di questi atti non solo per la memoria, ma per la cultura della memoria, per il riconoscimento storico di ciò che è avvenuto – dice anche la presidente Angela Riviello – La revoca della cittadinanza a Mussolini non è un atto ideologico, ma di distacco da quella ideologia, perchè abbiamo ricostruito il nostro Paese sulla base di una Costituzione che consacra altri valori”. La delibera che arriverà in Consiglio si basa anche sui trattati storici di studiosi del periodo fascista, come il professor Marco Palla di Storia Contemporanea dell’Università di Firenze, dello scrittore e saggista Giovanni De Luna e del professor Michelangelo Borri dell’Università di Trieste e Udine. Come spiegato da Enrico Iozzelli, la cittadinanza al Duce costituiva un’imposizione dall’alto perchè il regime fascista era alla ricerca della piena legittimazione da parte della popolazione ed era quindi frutto del clima di violenza di quegli anni e della strategia di creare il mito di Mussolini anche attraverso le numerose cittadinanze ad honorem conferitegli tra il 1923 e il 1925.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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