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Massacrato e ucciso per la spartizione del bottino di una rapina: ecco come è morto Samuel


L'omicidio risale al 18 aprile 2023 ma il cadavere fu scoperto il 9 maggio dopo la denuncia di scomparsa presentata dalla moglie della vittima. Un massacro per appena mille euro. Il cadavere ritrovato in una buca nascosta da calcinacci


Nadia Tarantino
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Picchiato fino alla morte per la spartizione di un bottino di appena duemila euro. Picchiato, ucciso e poi dato alle fiamme il 18 aprile 2023. E’ questo il movente dell’omicidio di Said Jaador detto Samuel (nella foto), il marocchino di 38 anni trovato cadavere qualche settimana dopo, il 9 maggio, in uno stabile abbandonato tra via Galcianese e via San Paolo a Prato. Per l’omicidio, lo scorso dicembre, è stato condannato Abdelhadi Hajjai detto Madani, 52 anni, anche lui marocchino, difeso dall’avvocato Enrico Martini: 14 anni e 10 mesi di reclusione al termine del processo con rito abbreviato celebrato davanti al giudice delle udienze preliminari, Marco Malerba. Le accuse: omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.
Ora sono state depositate le motivazioni della sentenza che spiegano come e perché la vittima fu uccisa e bruciata. I due marocchini, coinquilini in subaffitto in un’abitazione in via Galcianese, il 18 aprile litigarono per dividersi il profitto di una rapina commessa alcuni giorni prima ai danni di un cinese. Una lite violenta degenerata in colluttazione e finita nel sangue. Il 52enne – secondo quanto riferisce un comunicato del procuratore Luca Tescaroli – colpì ripetutamente il connazionale alla testa con un oggetto contundente e poi, per sbarazzarsi del cadavere, bruciò la testa e nascose i resti nella buca scavata in un capannone abbandonato, ricoprendo tutto con calcinacci e altro materiale di risulta.
Dal processo è emerso che il cinese rapinato si interessò per recuperare i documenti e chiese aiuto, in cambio di 200 euro, ad un albanese. In quei giorni fu la moglie della vittima a denunciare la scomparsa: seppure la coppia non viveva insieme stabilmente, i contatti erano frequenti per via della figlia, e l’interruzione totale e improvvisa preoccupò subito la donna che si rivolse anche a ‘Chi l’ha visto’ per avere notizie del marito.
Il cadavere fu ritrovato diversi giorni dopo: irriconoscibile, in avanzato stato di decomposizione e con il volto cancellato dal fuoco. Le indagini puntarono subito sull’inquilino che però collaborò con gli inquirenti ma – disse poi la procura – lo fece per sviare le indagini. Una tesi che ha sempre incontrato la ferma contrarietà della difesa secondo cui quello ero l’atteggiamento di chi non aveva nulla da nascondere come dimostrato dal fatto che, pur avendone la possibilità, il marocchino non lasciò mai Prato.
La vicenda giudiziaria potrebbe non essere chiusa: la difesa valuterà il ricorso in Appello. (nt)  

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