La vicenda dei maltrattamenti agli anziani ricoverati nella Rsa di Narnali si porta dietro ancora qualche strascico nonostante siano passati dieci anni dai fatti e nove dalle prime sentenze di condanna. E sono proprio le prime sentenze pronunciate dal tribunale di Prato con rito abbreviato, ad essere tornate in ballo. Il motivo? La Asl Toscana centro è stata ammessa parte civile. L’esclusione che era stata pronunciata dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato e confermata in Appello, è stata definitivamente ribaltata dall’Appello bis a cui l’azienda sanitaria è arrivata con i suoi avvocati, Massimiliano Tesi e Silvia Nesti, in seguito alla sentenza di Cassazione del 2023: legittima la costituzione di parte civile e la richiesta risarcitoria.
Quattro le Oss coinvolte in questo residuo giudiziario (inizialmente cinque ma una è nel frattempo deceduta). L’Appello bis ha dunque stabilito che la Asl Toscana centro ha le carte in regola per chiedere che il danno di immagine venga risarcito ma non ha quantificato la somma, rimandando tale compito al giudice civile. Ci sarà dunque bisogno di avviare una nuova causa e per adesso l’azienda sanitaria deve accontentarsi dei mille euro di spese legali a cui sono state condannate le imputate.
Dieci anni: tanto c’è voluto alla Asl per ottenere la giustizia che cercava. I giudici del secondo appello hanno stabilito che i fatti di cui si sono rese protagoniste le operatrici della Rsa di Narnali abbiano inciso sull’impressione maturato dalla collettività circa la credibilità, la capacità, la serietà e la correttezza della proprietà della struttura: la Asl Toscana centro.
L’inchiesta della procura, datata appunto 2015, fu un vero e proprio terremoto: 17 gli indagati iniziali, 13 quelli portati a giudizio e quasi tutti condannati. A indagare fu la polizia con telecamere nascoste installate in diverse camere della Rsa in seguito alla denuncia di due tirocinanti che raccontarono i comportamenti di alcuni infermieri e Oss. Video terribili. Nove le richieste di arresto che furono però respinte dal giudice delle indagini preliminari che ritenne sufficiente la sospensione dal servizio.
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