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L’allarme della Commissione antimafia: “Pericolo concreto di infiltrazioni della mafia cinese nel tessuto economico”. E l’audizione del procuratore Tescaroli viene secretata


Per la prima volta a Prato la riunione dell'organismo bicamerale per incontrare i vertici delle forze dell'ordine e della procura. Illustrate le indagini attualmente in corso per individuare e smantellare il sistema illegale nella sua interezza. Il presidente del Comitato sulle mafie straniere: "Fenomeno molto preoccupante"


Nadia Tarantino


“La mafia cinese a Prato c’è, esiste”. Semmai qualcuno ancora aspettava che a dirlo fosse una voce ufficiale, eccolo servito. La voce, ufficiale e autorevolissima, è quella della Commissione parlamentare antimafia che oggi, venerdì 4 aprile, ha fatto tappa per la prima volta a Prato, in prefettura. Obiettivo: puntare i riflettori su un sistema radicato, che opera e prospera, che si muove e fa affari, che conquista intere fette di mercato e che si impone con la forza. Migliaia di insegne cinesi, di partite Iva cinesi, di immobili in mano ai cinesi, di ampie zone a uso e consumo della comunità cinese che compra, compra e compra forte di una disponibilità di denaro inimmaginabile secondo il risultato di investigazioni mirate. Come è stato possibile arrivare a tanto? come si è potuto dare così tanto fiato ad un fenomeno che desta ora preoccupazione al punto che la Commissione ha cambiato registro spostandosi da Roma anziché, come di solito, ricevere e audire gli interlocutori nei propri uffici? La risposta è l’obiettivo nell’obiettivo.
A guidare la delegazione l’onorevole Pietro Pittalis, Forza Italia, presidente del Comitato sulle mafie straniere.
Una giornata di lavoro concentrato e molto intenso che si riassume nelle parole del procuratore di Prato, Luca Tescaroli: “La presenza della Commissione antimafia è il segno tangibile del riconoscimento dell’esistenza di una situazione emergenziale derivante dalla criminalità che opera in questo territorio”.
Prima tornata di audizioni con il prefetto, Michela La Iacona, con il questore Pasquale Di Lorenzo, e i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, colonnello Francesco Schilardi e generale Enrico Blandini; seconda tornata con il procuratore Luca Tescaroli e con il sostituto Laura Canovai che hanno fornito “elementi importanti, di conoscenza approfondita e di consapevolezza del fenomeno”. La seconda audizione è stata secretata perché sono in corso inchieste specifiche sul tema che richiedono riserbo massimo.
“Nulla sappiamo e nulla vogliamo sapere – il commento di Francesco Michelotti, deputato di Fratelli d’Italia – abbiamo piena fiducia nel lavoro della procura e abbiamo ben compreso la svolta impressa nella lotta alla mafia cinese dal procuratore di Prato. Non arretriamo, non arretreremo mai nella nostra battaglia e anzi ci muoveremo per implementare l’organico dei magistrati”.
Magistrati che, alla procura di Prato, lavorano a ritmo serrato perché questo è un territorio che di lavoro ne dà tanto: riciclaggio, estorsioni, incendi, regolamenti di conti sanguinari, prostituzione, gioco d’azzardo, droga, immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro, evasione fiscale, lavoro nero, faide solo per citare le voci più impattanti.
Concetto ribadito con forza da Pittalis: “C’è necessità di incrementare la pianta organica della magistratura perché il fenomeno della mafia cinese desta seria preoccupazione per la pericolosità che rappresenta, per la sicurezza dei cittadini e perché altera la libera concorrenza del mercato”.
La voce è unanime, la determinazione identica: “Abbiamo appreso quanto è significativa la presenza della criminalità organizzata cinese a Prato – le parole della senatrice Enza Rando del Pd – in questo territorio bisognerebbe cominciare a ragionare di criminalità mafiosa cinese e non di criminalità semplice come ancora è stata considerata”. E va oltre: “Ho chiesto quanto le associazioni datoriali siano attente alla mafia economica che toglie alla buona economia. Invito l’imprenditoria sana e le parti sociali ad assumere un ruolo attivo per contrastare le illegalità diffuse e il lavoro sommerso”.
E’ chiaro che la Commissione antimafia è arrivata con il preciso obiettivo di dare subito gambe alle esigenze del territorio: prefetto, procura e forze dell’ordine hanno avanzato richieste, dato suggerimenti, chiesto misure concrete ed efficaci. La prima è mettere a disposizione di Prato ‘la macchina’, e cioè una sezione della Dda. “Il procuratore Tescaroli l’ha chiesta e auspicata, io e la collega Chiara La Porta l’abbiamo chiesta e auspicata – ha detto l’onorevole Michelotti – è qualcosa che serve in questa città per rafforzare la lotta alla mafia”.
Per combattere la mafia cinese servono strumenti definiti e allora ecco che occorre passare ai fatti trasferendo anche ai cittadini stranieri che denunciano le stesse tutele previste per i collaboratori di giustizia italiani, ed estendendo i contorni della norma sui pentiti. E servono più controlli e allora l’appello, recepito dai commissari, di aumentare gli ispettori del lavoro: “Prato è uno dei poli produttivi più importanti della Regione – il commento della senatrice Rando – abbiamo il dovere di accompagnare tutte le istituzioni nel lavoro di contrasto alla criminalità”.
Non c’è tempo da perdere. Anzi, non c’è più tempo da perdere. “Giornata storica per Prato – ha sottolineato la deputata pratese Chiara La Porta – sono anni che noi di Fratelli d’Italia diciamo che qui c’è la mafia cinese e finalmente oggi si segna un cambio di passo. Un cambio di passo che è merito da una parte del lavoro del procuratore che ormai con cadenza settimanale comunica arresti e chiusure di aziende e dall’altra del fatto che, con la visita della Commissione antimafia, il 416 bis cinese diviene un focus specifico di un percorso che è solo all’inizio”.
Di audizioni ce ne saranno altre e tra queste quella del procuratore distrettuale antimafia di Firenze, forse anche di qualche suo sostituto e non sono escluse convocazioni delle categorie economiche e sociali.
Prato è dunque finalmente entrata nei radar di chi può intervenire. Di chi può fare. Nei radar di chi può. (nadia tarantino)

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