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L’abbraccio di Prato ai gruppi storici di tutta la Toscana: tanta gente in strada per il Capodanno dell’Annunciazione


Sono stati 1.500 i figuranti che hanno sfilato in occasione della manifestazione. La sindaca Bugetti: "Continuate a coltivare le tradizioni perchè sono le nostre radici, ci aiutano a essere comunità". Al termine l'Ostensione straordinaria del Sacro Cingolo


Claudio Vannacci


Grande partecipazione oggi pomeriggio, 30 marzo, nel centro di Prato per l’edizione 2025 del Capodanno dell’Annunciazione, istituito dal Consiglio regionale per commemorare il tradizionale Capodanno toscano che, fino al 1749, cadeva il 25 marzo in concomitanza con la festa dell’Annunciazione.

Una grande festa di piazza slittata di una settimana rispetto a quanto programmato, a causa del maltempo. In tanti, approfittando della bella giornata primaverile, hanno affollato le strade e le piazze del centro per ammirare e applaudire gli oltre 1.500 figuranti di 55 gruppi storici provenienti da ogni parte della Toscana per portare un messaggio di buon auspicio attraverso i loro costumi, i loro colori, la loro storia.

Alla testa del corteo cadenzato dai tamburi del Corpo dei valletti comunali, il gonfalone del Comune con la sindaca Ilaria Bugetti, la giunta e una rappresentanza del Consiglio. Presente anche il presidente della Regione Eugenio Giani.

“Questo evento, che abbiamo ospitato  con grande piacere e per il quale ringraziamo la Regione – ha detto la sindaca Bugetti – , ha intrecciato la storia toscana con la nostra, le tradizioni di tante città toscane con le nostre. Tradizione e fede. Potere spirituale e potere temporale che tengono insieme il passato e il presente per dare forza alle nostre radici in modo che continuino a dare frutti anche nel futuro e a farci sentire sempre orgogliosi. E’ quel senso di appartenenza a un territorio che non ci abbandona mai, neanche quando siamo lontani”.

Al termine della sfilata in piazza Duomo l’Ostensione straordinaria del Sacro cingolo di Maria dalla facciata della cattedrale di Santo Stefano : “Prato è come la Cintola – ancora le parole della sindaca -, un intreccio di fili che singolarmente sono importanti, tutti insieme creano bellezza e stupore. Oggi vi mostriamo tutto questo per dirvi grazie di essere qui e di impegnarvi costantemente con tanta passione per arrivare preparati ad ogni uscita. Quella di oggi è un’occasione per valorizzare le tante realtà associative che contribuiscono a rendere vive e belle le tradizioni storiche di ogni territorio. Non si tratta solo di turismo, di divertimento e di un’occasione per uscire di casa e venire in centro. Sostenere le nostre tradizioni significa fare comunità, significa curare quel senso di appartenenza al territorio dove si vive”.

L’ultima Ostensione straordinaria della Sacra Cintola era stata officiata cinque anni fa, il 19 marzo 2020, in piena pandemia, per affidare la città di Prato a Maria in un periodo così difficile e incerto. Come vuole il secolare rito, la Sacra Cintola è stata esposta alla venerazione dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini per tre volte dal pulpito realizzato da Donatello sulla facciata esterna della cattedrale e per tre volte dal balcone interno, detto del Ghirlandaio. Ogni volta che la reliquia mariana viene estratta dallo scrigno posto sotto l’altare della Cappella a lei dedicata, deve essere redatto un documento alla presenza di alcuni testimoni. Per questa occasione erano presenti la sindaca Ilaria Bugetti, il presidente della Regione Eugenio Giani, la presidente del Comitato regionale per le rievocazioni storiche della Toscana Roberta BeniniTiziana Giagnoni, rappresentante del Comitato storico dei Gruppi di rievocazione della provincia di Prato, e Bertilla Venco, storica volontaria del Centro di Aiuto alla Vita di Prato, che nell’Annunciazione e nel sì di Maria alla vita, ha la propria patrona.

“Attraverso questa ostensione straordinaria del sacro cingolo chiediamo a Maria, che rappresenta la scintilla iniziale, – ha detto il vescovo Giovanni Nerbini sul sagrato della cattedrale prima di officiare il rito – di aiutarci ad essere autentici e creativi, ricchi ma non chiusi nel passato proiettati invece verso il futuro. A lei che ha condiviso con il figlio l’amore per i fratelli, i piccoli, i poveri chiediamo di ispirarci sentimenti di giustizia; da lei regina della pace vogliamo assumere e gettare nei nostri gesti e parole semi di mitezza, tolleranza, accoglienza e di pace. Otto secoli fa san Francesco compì un gesto rivoluzionario: attraversò la trincea dove si combatteva per incontrare non un nemico ma un fratello. Maria ci ispiri ogni giorno questi piccoli gesti che possano edificare ovunque relazioni fraterne”. Sottolineando come l’esperienza cristiana abbia influenzato e arricchito ogni aspetto della vita dell’uomo, monsignor Nerbini ha ricordato che qualche anno fa la comunità europea, “in un rigurgito di ambiguo e vuoto egualitarismo, aveva deciso e tentato di azzerare alcune date di questa storia bimillenaria ribattezzando il Natale: la festa d’inverno. Il fatto poi rientrato ci dice il rischio che tutte la nostra cultura con le sue ricorrenze, la nostra intera identità e storia possano diventare un contenitore vuoto senza più valori, senza un’anima, senza collante, privo di senso e di significati che continuino ad ispirare”.

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