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La riforma del 118 arriva a Poggio a Caiano e Carmignano, via il medico dalle ambulanze


Dal primo di luglio è entrata in vigore la nuova riforma che prevede la sostituzione del medico a bordo con un infermiere h24. Le zone medicee perdono così anche il punto di primo soccorso della Misericordia di Poggio a Caiano


Samuela Pagliara


Niente più medico sulle ambulanze ma un infermiere specializzato affiancato dai volontari. E’ ufficialmente entrata in vigore anche nei comuni medicei, dai primi di luglio, la riorganizzazione del servizio di emergenza e urgenza territoriale del 118. Il nuovo riassetto, stabilito dall’Asl Toscana Centro, prevede la sostituzione del medico del 118 con un infermiere h24 e un’ambulanza con volontari h12. Ad essere interessate saranno le due associazioni che si occupano di emergenza urgenza del territorio: Misericordia e Pubblica Assistenza. In caso di emergenza ad intervenire sarà dunque un infermiere specializzato in interventi di primo soccorso e non più un medico. L’infermiere cambierà postazione una volta al mese, coprendo, secondo turnazione, tutte e quattro le sedi della zona. Il territorio mediceo, l’ultimo nel quale è stata attuata la riforma regionale, perderà anche un importante presidio: il punto di primo soccorso presente alla Misericordia di Poggio a Caiano. Fino ad ora, il medico di turno in emergenza -in attesa di ricevere la chiamata del 118-, offriva servizio presso gli ambulatori, per gestire le urgenze minori. Un servizio importante ai quali i cittadini dovranno dire addio con tutte le conseguenze del caso. Il presidio permetteva, in casi di urgenza differibile e non grave, di alleggerire il carico di accessi al pronto soccorso di Prato, spesso sovraffollato. Una riforma molto discussa fin dalla circolazione della sua bozza. Nel febbraio del 2023, dopo l’annuncio da parte dell’Asl di voler procedere con l’intenzione di sostituire il medico con un infermiere, da Poggio a Caiano e Carmignano si levarono immediatamente voci contrarie. Le zone medicee, già penalizzate dalla distanza geografica con l’ospedale Santo Stefano, potrebbero venire ulteriormente messe in crisi, senza la possibilità in caso di emergenza di avere subito un contatto immediato con un medico. I due sindaci dell’epoca, Prestanti e Puggelli, chiesero il ripristino dell’automedica, con un medico e un infermiere, e che venissero dotati di un equipaggiamento adeguato addirittura potenziando il punto di primo soccorso della Misericordia (oggi chiuso), ma l’accordo non venne raggiunto. Una volta perso il medico, l’intera zona medicea, che ad oggi conta circa 25mila abitanti, resterà scomperta e subirà nelle zone più isolate come Bacchereto, Poggio alla Malva, Artimino, Santa Cristina o Spazzavento il prezzo più alto con il rischio concreto che la dilatazione dei tempi di arrivo in ospedale potrà comportare. In caso di necessità, stando a quanto ipotizzato, il medico dovrebbe arrivare da Campi Bisenzio o da Prato ma le incertezze sono ancora molte. Se da una parte è indubbia la preparazione del personale infermieristico in servizio, che segue il modello del “paramedico americano” preparato attraverso corsi specifici che li rendono in grado anche di intubare o somministrare farmaci particolari, i cittadini chiedono maggiori sicurezze. Ad una settimana dall’inizio del riassetto, la Federazione Toscana degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri in una nota esprime la totale contrarietà alla riorganizzazione del sistema territoriale di emergenza attuato dalla Regione: “Questo non deve essere inteso come una lotta tra professionisti, tutt’altro. Noi siamo orgogliosi di lavorare con infermieri preparati professionalmente e umanamente”, spiega il presidente Lorenzo Droandi “ma il problema vero è la salvaguardia della tutela dei cittadini, che sul territorio troveranno come unica figura solo il medico di medicina generale. La notte, laddove non ci sarà neanche la continuità assistenziale, il primo contatto medico avverrà nei pronto soccorso, che saranno sempre più in difficoltà”. “Noi medici – prosegue la stessa nota – vogliamo lavorare con gli infermieri perché riteniamo che ogni persona del nostro territorio debba avere garantito il massimo della prestazione sanitaria. Le due figure insieme, medico e infermiere, grazie alle rispettive competenze e ruoli sono garanzia di qualità. Per tutto questo siamo perplessi su un progetto che è stato costruito senza chiedere il nostro parere. Avremmo potuto dare il nostro contributo, dal momento che i medici più di chiunque altro conoscono i bisogni reali del territorio”. Per la Ftom toscana “non si può mortificare il ruolo del medico, il quale sarà sempre meno attratto dal Ssn. Vogliamo un territorio sempre più senza il medico? Vogliamo un sistema sanitario che va sempre più verso il privato? La salute – conclude Droandi – non è né un bene pubblico né un bene privato, ma il bene comune dove i cittadini hanno il diritto di trovare le massime competenze ed efficienze”.

S.P.

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