“Dopo la tragedia di Luana ho capito perché si chiamano morti bianche: perché non paga mai nessuno”. E’ il commento, duro quanto amaro, di Emma Marrazzo, la mamma di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni risucchiata dall’orditoio al quale stava lavorando in una fabbrica a Montemurlo il 3 maggio 2021. Marrazzo, che con il marito sta crescendo il figlio di Luana, ha partecipato oggi, venerdì 28 giugno, alla presentazione di uno studio della Uil su incidenti e morti sul lavoro. E’ stata questa l’occasione per criticare il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elvia Calderone, che nei giorni scorsi ha annunciato l’introduzione di una patente a punti per le imprese, una patente come quella per la guida: irregolarità e illeciti sanzionati con la decurtazione. Per ora solo nel settore edile, poi si vedrà. “Il ministro – le parole di Emma Marrazzo – dovrebbe venire a casa mia a vedere cosa si prova. La gente mi dice che prova a immaginare, ma siccome anche io lo dicevo quando queste cose succedevano agli altri, so che non è vero che si può immaginare. Non si vive, non si ha la forza nemmeno per alzarsi dal letto e fare un caffè. La triste realtà è questa”.
Un dolore che non passa e che non passerà mai quello della mamma di Luana D’Orazio che tra pochi giorni, il 30 giugno, avrebbe festeggiato il suo compleanno. “Mi sono sentita dire dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che non ci sarà una legge sull’omicidio sul lavoro perché c’è già quella sull’omicidio stradale e non è servita a nulla”.
La battaglia di Emma Marrazzo non si ferma: “Lotterò sempre – ha detto – per la morte di mia figlia è in corso il processo al manutentore e voglio che finisca come deve finire, che non ci si arrampichi sugli specchi, che non finisca come i datori di lavoro che sono stati condannati ma per me è come se fossero stati assolti”. I due titolari dell’orditura hanno patteggiato pene a due anni e a un anno e sei mesi di reclusione” (con sospensione condizionale) per omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche.
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