Ius scholae, a Prato oltre 10mila studenti stranieri attendono la cittadinanza

In caso di approvazione definitiva dello ius scholae, Prato rappresenterebbe il territorio simbolo per eccellenza della nuova riforma della cittadinanza. Nell’intera provincia pratese, che si aggiudica il primato italiano con il numero più alto di alunni stranieri, gli studenti in attesa di cittadinanza sono circa 10.400, 8.794 dei quali nati in Italia. Nel dettaglio, su un totale di 100 iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia, 28 provengono da altri paesi. Sono questi i dati dell’anno scolastico 2022/2023 forniti dal report sugli alunni stranieri presentato dal ministero dell’Istruzione con riferimento all’anno scolastico 2022/2023. Le provenienze: oltre il 60% è rappresentato da asiatici, il 20% da europei e solo il 10% da africani. Il restante 10 per cento è riconducibile a studenti provenienti da Usa e altri paesi europei. Durante lo scorso anno, solo a Prato, sono entrati a far parte del sistema scolastico 719 alunni stranieri per lo più cinesi, pakistani, albanesi e marocchini. Numeri che oscillano e cambiano a seconda dell’età e dei paesi di provenienza anche per quanto riguarda la permanenza. Nelle scuole medie del territorio il numero di ragazzi stranieri tra i banchi sale, ma il numero cala arrivando alle scuole superiori. Complici fattori quali lo scarso rendimento e l’abbandono scolastico, gli alunni stranieri con più di 16 anni fanno più fatica a terminare gli studi restando spesso indietro rispetto ai compagni di classe italiani. Dopo mesi di allentamento, il tema del diritto alla cittadinanza torna al centro della discussione politica nazionale. La maggioranza di governo rimane compatta sul no allo Ius Soli, ovvero il conferimento della cittadinanza italiana per chi nasce in territorio italiano da genitori stranieri, e il nodo si sposta sulla proposta alternativa dello Ius Scholae. Secondo questo modello, risalente al 1992, un minore nato in italia o arrivato entro il dodicesimo anno di età potrà acquisire la cittadinanza italiana solo dopo aver frequentato regolarmente almeno un ciclo di studi (5 anni). La proposta di legge, approvata alla Camera nella scorsa legislatura, torna ad essere terreno di scontro. L’apertura di Forza Italia a favore della legge non convince Fratelli d’Italia mentre la Lega si blinda. La difficoltà ad imparare la lingua, l’inserimento tardivo a scuola e le disuguaglianze economiche aggravano il quadro anche per quanto riguarda, ovviamente, il rendimento. Classi che parlano lingue diverse sono il segno inequivocabile delle città che cambiano e che spesso nella quotidianità anticipano norme e riforme. Prato, da sempre territorio di migrazione, ha inoltre la deroga al tetto del 30% di studenti stranieri fissato dalla circolare Gelmini del 2010. Eclatante, qualche mese fa, il caso ribaltone della scuola primaria Mascagni e Borgonuovo con un solo bambino italiano in tutta la classe. Resta ormai chiara l’esigenza di scrivere nuove regole e ripensare politiche efficaci in grado di garantire inclusione scolastica e culturale, con l’obiettivo di ridure il più possibile il divario educativo di ragazzi con background migratorio e, al contempo, permettere agli studenti italiani di frequentare percorsi e programmi che vadano di pari passo con il livello linguistico -e non solo- già raggiunto.