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Inchiesta corruzione, tensione in Consiglio: la minoranza lascia l’aula. La sindaca: “Fiducia nella magistratura e nella correttezza del mio operato”


Polemica per la non ammissione di 11 question time della minoranza che ora pensa ad una mozione di sfiducia. Il presidente dell'Assise Tinagli: "Seguito i criteri indicati dalla segreteria generale". Bugetti conferma di voler andare avanti mentre in piazza sostenitori di centrodestra chiedono le sue dimissioni


Claudio Vannacci


Da una parte la sindaca Ilaria Bugetti che ha ribadito la propria fiducia nella magistratura e la certezza di avere operato sempre nella massima correttezza personale, istituzionale e giuridica, dall’altra tutta la minoranza che ha abbandonato in maniera polemica il Consiglio comunale dopo che non erano stati ammessi 11 dei 12 question time presentati.
C’era molta attesa per il Consiglio di oggi 19 giugno, il primo dopo il terremoto politico e giudiziario che si è abbattuto sul Comune di Prato con l’avviso di garanzia per corruzione alla sindaca Bugetti e la contestuale richiesta, da parte dei magistrati della Dda, degli arresti domiciliari per la prima cittadina. Richiesta che sarà al vaglio del giudice per le indagini preliminari lunedì prossimo.
Attesa per ascoltare le parole della sindaca, per vedere la compattezza o meno della maggioranza e per capire come intende muoversi l’opposizione. Quest’ultima aveva depositato ben 12 question time, tutti inerenti i vari aspetti dell’inchiesta, come emersi in questi giorni sui giornali. Dei 12 se ne è salvato solo uno, quello presentato da Leonardo Soldi, capogruppo della lista Cenni Sindaco. Per questo motivo i consiglieri di minoranza, entrati in aula tutti insieme ad appello già fatto, hanno poi abbandonato polemicamente i lavori con il consigliere Gianni Cenni che ha annunciato la protesta dicendo: “Non siamo figuranti” e denunciando l’irritualità della convocazione della conferenza dei capigruppo fatta dal presidente del Consiglio Lorenzo Tinagli, con quest’ultimo che, tra le proteste del pubblico, ha spiegato come i criteri di ammissione delle question time fossero stati quelli indicati dalla segreteria generale per non incorrere nei reati previsti dall’articolo 329 del codice di procedura penale che impone l’obbligo del segreto sugli atti giudiziari.
Così, alla fine, l’unico question time superstite è stato quello della capogruppo del Pd Monia Faltoni, sottoscritto successivamente anche dai capigruppo di Sinistra Unita Lorenzo Chiani e lista civica Questa è Prato Enrico Romei. Un question time dove veniva chiesto a Bugetti come intendesse andare avanti e al quale la sindaca ha risposto come sentiamo nel video postato sotto.

Intanto, fuori dal Comune, in piazza, andava in scena la protesta organizzata da alcuni sostenitori del centrodestra che hanno srotolato uno striscione e chiesto a gran voce le dimissioni della sindaca. Mentre tra i consiglieri di minoranza cresce la tentazione di presentare una mozione di sfiducia da portare in uno dei prossimi Consigli comunali.


“Si è impedito al Consiglio di affrontare temi politici già emersi sui media, non certo di discutere questioni giudiziarie – è il commento dei partiti di centrodestra -. Una censura in aula che offende il diritto-dovere dei consiglieri di chiedere trasparenza e che segnala una volontà precisa di tacere e tenere lontana l’opinione pubblica dalla verità. L’atteggiamento del Partito Democratico, che ha blindato la sindaca rifiutando ogni forma di confronto pubblico, non è un semplice ostacolo politico: è l’irrefrenabile manifestazione di un’arroganza preoccupante. Il silenzio imposto è la conferma che non si vuole permettere alla città di sapere. È un’offesa alle istituzioni democratiche e un segnale di debolezza politica. Chi esercita oggi il potere a Prato si mostra incapace di reggere il confronto e preferisce nascondersi”.

E intanto il consigliere di Fratelli d’Italia Gianni Cenni ha dato notizia di una lettera inviata al prefetto di Prato dai gruppi di opposizione, già nei giorni precedenti la vicenda giudiziaria, per denunciare la difficoltà dei consiglieri di esercitare il loro lavoro.

“Oggi abbiamo assistito al flop clamoroso della destra pratese – è invece la dichiarazione di Marco Biagioni, segretario Pd Prato. Dopo giorni di annunci e chiamate sui social per un ‘ingresso libero’ in Consiglio comunale, si sono presentati quattro gatti. Di fronte al fallimento dell’iniziativa, Fratelli d’Italia e alleati hanno preferito la fuga dall’aula con striscioni e schiamazzi. Un tentativo maldestro di mettere in scena una sorta di ‘tribunale speciale’ che si è risolto in un buco nell’acqua. Prato merita di meglio di questi teatrini. Chi si erge a difensore della legalità dovrebbe almeno rispettare le istituzioni e la separazione dei poteri, ma evidentemente per questa destra il dettato costituzionale rimane un concetto da assimilare. Alle forze politiche che sostengono il governo Meloni, e che a Prato sono minoranza, dico una cosa semplice: lavorate per la città anziché mascherare con polemiche continue la mancanza di ristori, risorse per il distretto e fondi per far funzionare scuole e sanità”.

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