Al via oggi, martedì 19 novembre, in Corte d’assise a Firenze, il processo per l’omicidio di Alessio Cini (nella foto), l’operaio pratese di 57 anni ridotto in fin di vita a sprangate e poi dato alle fiamme davanti alla villetta nella quale abitava, in località La Ferruccia ad Agliana, lo scorso 8 gennaio. Sul banco degli imputati il cognato e vicino di casa, Daniele Maiorino, 58 anni, difeso dall’avvocato Katia Dottore Giachino. Maiorino, presente in aula, è accusato di essere l’autore dell’omicidio e di aver agito per questioni economiche con l’obiettivo di mettere le mani sui soldi della vittima attraverso l’affidamento della sua unica figlia ancora minorenne.
In aula anche figlia, moglie e fratello della vittima, tutti costituiti parte civile (rispettivamente avvocati Andrea Torri, Francesco Ceccherini, Michael Ravagli). Gli sguardi di Maiorino e dei parenti non si sono mai incrociati. Vicini fisicamente ma distanti, molto distanti nella personale ricerca di una verità che per la difesa dell’imputato, a differenza del convincimento del pubblico ministero, Leonardo Del Gaudio, è ancora tutta da scrivere. Per l’accusa, infatti, il soliloquio di Daniele Maiorino, intercettato durante i suoi spostamenti in macchina nelle ore successive all’omicidio, è la soluzione del caso. In quei dialoghi, l’imputato parlando da solo a voce alta, avrebbe ripercorso le fasi dell’aggressione fino alla morte. Dialoghi – secondo la difesa – non chiari, a tratti poco o per nulla comprensibili. Un punto, questo, su cui si preannuncia una battaglia serrata tra le parti. Il soliloquio, insieme alle intercettazioni ambientali e telefoniche, sarà oggetto di perizia.
C’è dell’altro: la difesa ha chiesto ai giudici di poter sottoporre l’imputato ad una visita medico legale per certificare la ridotta funzionalità del braccio destro; limitazione funzionale conseguente ad un infortunio sul lavoro che risale al 2004 e in seguito al quale l’Inail ha riconosciuto una invalidità del 20 per cento. Tale limitazione, nell’ottica difensiva, non sarebbe compatibile con la forza esercitata per assestare i colpi di spranga che hanno tramortito la vittima. La richiesta è però stata respinta.
Sei le udienze messe in calendario tra gennaio e marzo, decine i testimoni ammessi al dibattimento. Un processo che dovrà fare luce su un omicidio particolarmente efferato: Cini era ancora vivo quando fu appiccato il fuoco. Una telecamera privata, installata nei pressi della villetta, riprese il bagliore delle fiamme ma non i venti minuti precedenti, quelli dell’aggressione cioè. Ed è questo un altro punto su cui la difesa insisterà per capire l’origine di quel buco temporale. (nt)
In Corte d’assise il processo per l’omicidio Cini, la difesa gioca la carta della menomazione al braccio dell’imputato
Alessio Cini, operaio pratese di 57 anni, fu ucciso lo scorso 8 gennaio. Sul banco degli imputati il cognato, Daniele Maiorino. La figlia, la moglie e il fratello della vittima si sono costituiti parte civile
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