Nel giro di pochi giorni oltre 20mila cittadini hanno già firmato la petizione lanciata da Lav Prato per chiedere la revoca del codice stalla e il divieto definitivo alla detenzione di animali nel terreno di via di Bogaia, tristemente noto per i ripetuti episodi di allagamenti e maltrattamenti. Un numero in continua crescita, accompagnato da centinaia di mail inviate dai cittadini al direttore della Sanità Pubblica Veterinaria di Prato Filippo Barontini e alla sindaca di Prato Ilaria Bugetti, in un’ondata di mobilitazione che non può più essere ignorata.
Nel pomeriggio di ieri, venerdì 28 marzo, si è tenuto, su richiesta di Lav, un tavolo tecnico con il Comune di Prato per affrontare in modo strutturale la situazione. Per Lav erano presenti Beatrice Rezzaghi responsabile dell’Unità di Emergenza, Cristiano Giannessi responsabile della Sede di Prato e l’avvocato Alberto Barni. Per il Comune hanno partecipato i vertici dell’amministrazione comunale e della polizia municipale ed i tecnici dell’Ufficio diritti animali.
Durante l’incontro, è stato confermato che già a gennaio 2024 era stata emessa e resa esecutiva un’ordinanza di demolizione per le strutture abusive, presenti nel terreno in oggetto. Il Comune ha annunciato quindi l’intenzione di prendere provvedimenti concreti già nei prossimi giorni.



“È stato un incontro franco e proficuo, – spiega Beatrice Rezzaghi –. Il Comune ha capito quelle che sono le nostre preoccupazioni e di migliaia di cittadini, impegnandosi concretamente per la risoluzione della problematica in un’area ad alto rischio idrologico come quella di via di Bogaia.”
L’Asl non ha invece ancora provveduto alla revoca del codice stalla, né ha partecipato al tavolo tecnico. Un’assenza ingiustificata secondo Lav che sottolinea l’urgenza di un intervento diretto da parte dell’amministrazione comunale.
Infine, Lav ha rinnovato la richiesta di un’ordinanza sindacale di divieto assoluto alla detenzione di animali nei confronti del soggetto in questione, già destinatario di numerose sanzioni, procedimenti penali, sequestri e verbali negli ultimi dieci anni.
“Non si tratta di accanimento – ribadisce Cristiano Giannessi – ma della difesa di esseri viventi vittime di abbandono, incuria e pericolo costante. Le istituzioni hanno il dovere di intervenire. E i cittadini lo stanno chiedendo a gran voce”.
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