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Il trittico trecentesco del Maestro di Mezzana torna a casa: la Fondazione CariPrato lo ha donato al Pretorio


Un piccolo gioiello che racchiude frammenti della storia pratese durante la signoria dei D'angiò. Nel fine settimana visite gratuite al museo


Alessandra Agrati
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Il trittico  “La madonna in trono con bambino tra i santi Ludovico da Tolosa e Francesco”, dipinto dal Maestro di Mezzana nel Trecento dopo secoli torna a casa, non nell’antica chiesa della frazione dove era stato collocato, ma a Palazzo Pretorio. Una donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato che ha scelto questo piccolo tabernacolo proprio perché racchiude tantissimi riferimenti alla città.  Viene infatti raccontata la storia della signoria dei D’Angiò, garanti a Prato per l’autonomia di Firenze. In particolare sono stati individuati nell’uomo genuflesso a sinistra con i baffi e la corona Carlo d’Angiò, duca di Calabria e Signore di Firenze e Prato fra 1326 e 1327, e nella figura femminile con cuffia e soggolo inginocchiata in primo piano a destra la sua giovane moglie Maria di Valois, giunta a Firenze in stato di gravidanza e che nell’aprile del 1327, per le doglie del parto, si affidò alla Vergine attraverso la reliquia della Sacra Cintola. Le fu recata, secondo la tradizione, una cordicella che era stata a contatto con la reliquia, dopodiché cessarono le doglie e diede alla luce un figlio.

“Oggi – ha spigato Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato – il trittico del Maestro di Mezzana viene restituito alla comunità pratese perché diventi un patrimonio davvero di tutti.  È con questo obiettivo che la Fondazione Cassa di Risparmio ha acquisito e depositato questa opera, bella e ricca di tanti significati, al Museo di Palazzo Pretorio, partendo dal fermo convincimento che la condivisione della cultura e dei beni culturali costituisce uno strumento primario per promuovere l’emancipazione delle persone e la coesione delle comunità locali».
“La Madonna in trono con Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco” ha un’importante storia collezionistica che ne testimonia il valore artistico. L’opera è documentata intorno al 1950 presso Ettore Sestieri, antiquario fra i più noti. Fu acquisita poi dal mercante e collezionista fiorentino Carlo De Carlo per raggiungere negli Stati Uniti, come pezzo pregiato di una delle raccolte private più importanti al mondo. È stata recentemente presentata dall’antiquario Flavio Gianassi alla Biennale Internazionale d’Arte di Firenze.
“É una giornata di festa per tutta la città. – ha affermato la sindaca Ilaria Bugetti – Il nostro patrimonio culturale si arricchisce ulteriormente grazie a un bellissimo lavoro di squadra partito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato che ci ha permesso di riportare a casa un piccolo grande capolavoro del Trecento, altamente simbolico perché profondamente legato alla devozione e alla tradizione mariana del nostro territorio”.
L’opera, come ha spiegato la direttrice del Pretorio Manuela Fusi, è stata collocata in una teca opportunamente illuminata nella sala del Trecento, per renderla più fruibile viene proiettato un video.  Per festeggiare l’arrivo della nuova opera la visita al museo domani 15 e domenica 16 febbraio sarà gratuita.
Il trittico si compone di tre pannelli in legno dipinti a tempera e dorati. Presenta diversi elementi che collocano la sua datazione al terzo decennio del XIV secolo. Gli studiosi, attraverso confronti stilistici, hanno identificato l’autore con l’artista noto come “Maestro di Mezzana”, attivo a Prato in quegli anni.  Nonostante le dimensioni ridotte dell’opera sono numerose le scene che il pittore ha raffigurato, con cura e minuzia di particolari che riecheggiano la cultura miniaturistica del periodo.
Al centro la Madonna in trono, il cui capo è impreziosito da una corona, tiene stretto Gesù Bambino, in piedi sulle ginocchia della madre: le due figure principali sono affiancate da due santi francescani, Ludovico di Tolosa e Francesco d’Assisi. Il primo si trova in posizione privilegiata, a destra rispetto alla Vergine, ed è riconoscibile grazie alla decorazione del suo piviale, il prezioso manto blu con i gigli angioini, a indicarne l’appartenenza alla casata degli Angiò. Ludovico era figlio di Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, e di Maria d’Ungheria, e fu proclamato santo nel 1317, quando Prato era sotto il dominio angioino. La presenza di questo santo, insieme a Francesco, rappresentato con il saio, la tipica tonsura del capo e le stimmate, suggerisce una vicinanza del committente all’Ordine Mendicante o al movimento dei Terziari Francescani. Le due ante laterali presentano un doppio registro narrativo: a sinistra, in basso, è la Crocifissione, con le figure dolenti di Maria e San Giovanni evangelista che si rivolgono al corpo di Cristo grondante sangue tanto copiosamente da coprire il teschio di Adamo, ai piedi della croce. Nella cuspide è inginocchiato l’arcangelo Gabriele, annunciante il concepimento di Gesù alla Vergine Maria, raffigurata nella cuspide dell’anta di destra. In basso si trova la Madonna della Misericordia, dove la Vergine accoglie sotto il suo mantello figure devote e imploranti, un’iconografia rara a questa data e che potrebbe ulteriormente collegare il trittico alla città di Prato.  La datazione al XIV secolo del trittico è confermata dall’aspetto della carpenteria lignea, che si è straordinariamente conservata, anche nella decorazione della cuspide principale, con un motivo a “gattoni”, decorazione tipica dell’arte gotica. Inoltre, sul retro della tavola centrale, sopravvivono tracce di scritte trecentesche, poste in corrispondenza dei santi rappresentati sul fronte, come fossero didascalie oppure annotazioni per la corretta preparazione della tavola.

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