Il trittico di straordinaria bellezza intitolato “La madonna in trono con Bambino tra i santi Luigi di Tolosa e Francesco”, realizzato dall’artista pratese conosciuto come Maestro di Mezzana è tornata a casa. La Fondazione Cassa di Risparmio di Prato ha deciso di comprare la preziosa opera, conservata all’interno di una collezione privata, e di donarla alla città. La raffigurazione era stata presentata recentemente alla Biennale dell’Antiquariato per un valore di circa 190 mila euro, ma a conclusione di una trattativa che ha soddisfatto entrambe le parti, è stata acquistata per 145 mila euro. Si tratta, come specificato dalla Fondazione, di un intervento che arricchisce e non incide sul potenziale erogativo dell’ente. L’opera in forma di altarolo portatile entrerà a far parte della collezione del Museo civico di Palazzo Pretorio e si tratta di un raffinato fondo oro trecentesco, conservato alla perfezione, che rivela notizie e racconti particolari di una delle fasi più significative della storia della città: quella della signoria dei D’Angiò che garantì alla guelfa Prato la tanto ambita autonomia da Firenze. Questa mattina, sabato 7 dicembre, l’opera è stata consegnata ufficialmente alla fruzione pubblica durante un incontro nel quale ne sono state illustrate le caratteristiche e peculiarità dalla presidente della Fondazione Diana Toccafondi, la storica dell’arte Lia Brunori e dall’antiquario (nonchè ex proprietario dell’opera) Flavio Gianassi. Piena soddisfazione da parte della sindaca Ilaria Bugetti che ha accolto l’opera con entusiasmo: “Questa è la vera Prato, unita, altruista e concreta – afferma Bugetti – Con questa donazione la Fondazione ha incarnato perfettamente lo spirito che ciascuno di noi – ente pubblico, associazione o singolo cittadino – deve avere per migliorare la città. È un grande gesto che restituisce al patrimonio culturale pubblico cittadino un’opera bellissima e anche molto significativa. A nome di tutta la comunità grazie alla presidente Diana Toccafondi per questo straordinario dono. È un bellissimo regalo di Natale”.
“E’ un regalo di Natale che abbiamo voluto fare alla città ma che durerà nel tempo ed è una sorta di richiamo anche verso l’importanza di essere fiduciosi nel futuro- racconta Diana Toccafondi- L’opera ha viaggiato in tutto il mondo e ora torna a casa perchè la committenza è sicuramente Pratese, l’artista in questo caso ha fatto quasi una miniatura perchè è un oggetto privato ma pieno di riferimenti alla vita cittadina e alla sua autonomia. Le cose che non sappiamo di quest’opera ci invitano ad approfondirla con ulteriori studi, ci auguriamo che possa essere goduta da tutta la cittadinanza”
“Da pratese, sono molto orgoglioso dell’attenzione che questa opera ha suscitato nella Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, grazie al loro impegno, finalmente è possibile restituire al pubblico uno dei tesori più antichi della nostra città – mette in evidenza Flavio Gianassi – Come mercante d’arte, la soddisfazione è ancora maggiore nel poter collaborare con le istituzioni locali per riportare quest’opera nella sua collocazione ideale, dove potrà essere apprezzata dalle future generazioni. Questo è un esempio concreto di come la sinergia tra il settore privato e pubblico possa davvero fare la differenza nel preservare e promuovere il nostro patrimonio artistico”.
L’opera, realizzata con tutta probabilità per la devozione privata, rappresenta una sorta di documento storico della Prato medievale. Al centro è dipinta la Madonna tra i santi Luigi e Francesco mentre lateralmente alla sinistra si trova la Crocifissione e l’Angelo dell’Annunciazione, sulla dentra la Madonna della Misericordia e la Vergine Annunciata. Aperto misura 39,1×48,9cm. I riferimenti storici fanno coincidere la realizzazione dell’altarolo intorno agli anni Venti del Trecento. Curiosa la presenza della figura femminile con soggolo e cuffia che vediamo inginocchiata al primo piano, secondo la storica Brunori potrebbe essere la giovane moglie di Carlo di Calabria, Maria di Valois che giunse a Firenze in stato di gravidanza nell’aprile del ’27 e si affidò al culto pratese della cintola durante il doloroso e complicato travaglio