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Il segretario Cgil Gioffredi spinge i lavoratori pratesi a votare sì al referendum: “Scelta fondamentale per avere maggiori diritti e tutele nel lavoro”


L'intervista al neo segretario generale della Cgil Prato e Pistoia in vista del referendum dell'8 e 9 giugno. “Esercizio di democrazia e libertà. Con le leggi sbagliate degli utlimi 30 anni assunzioni in calo e più precarietà. Torniamo a mettere al centro un lavoro sicuro, di qualità e stabile”


Stefano De Biase


Continua il dibattito in provincia in vista dell’appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno. A spiegare le motivazioni del sì è il nuovo segretario generale della Cgil di Prato e Pistoia, Daniele Gioffredi.

Segretario, ci spieghi l’importanza dei referendum…

“Intanto va detto che il referendum è un grande esercizio di partecipazione. E quindi di democrazia e libertà. Ritengo sia necessario coniugare la libertà con la giustizia sociale, perché ultimamente la parola libertà è stata troppo spesso e paradossalmente tradotta in perdita di diritti. Un cittadino sarà più libero se non è licenziabile, se non è precario e ricattabile, se non rischia di morire sul lavoro e se ha la cittadinanza. Per questo è importante votare cinque sì.

E per quanto riguarda il territorio pratese?

“Il referendum è un appuntamento molto importante anche per i cittadini pratesi, perché riguarda da vicino molti di loro. In provincia la media degli addetti per azienda è di circa 6 lavoratori. Significa che la stragrande maggioranza dei lavoratori è assunta in aziende al di sotto dei quindici dipendenti e che quindi rientrano in pieno nelle mancate tutele in caso di licenziamento illegittimo così come previsto nel secondo quesito referendario.

Entrando nello specifico, il tema del lavoro stabile e di qualità riguarda da vicino tutta la provincia. E lo stesso vale per gli incidenti sul lavoro. Faccio un esempio legato al terzo referendum. Il contratto a tempo determinato è ormai diventato la forma più diffusa di assunzione. Se guardiamo i dati, infatti, su un totale di 51.645 assunzioni in provincia di Prato nel 2024, che tra l’altro sono in calo dell’1,9%, le assunzioni a tempo determinato sono state 23.443, cioè +3.102 rispetto all’anno precedente e con un incremento del 13,3%. La prevalenza dei contratti a tempo determinato si vede specialmente nei lavori dove non c’è specializzazione: quindi si va incontro a una continua rotazione del personale, con percentuali irrisorie di stabilizzazioni. Mettere vincoli specifici, significa dire: torniamo a una riduzione delle tipologie contrattuali per fare diventare l’assunzione a tempo indeterminato la modalità prevalente”.

Il primo referendum affronta il tema della mancata reintegra al lavoro in caso di licenziamento illegittimo

“Il Jobs Act ha creato una frattura generazionale, penalizzando soprattutto i più giovani e comunque tutti coloro che sono stati assunti dopo il 7 Marzo 2015, oggi 3, 5 milioni di lavoratori. A dimostrazione che non serve aumentare la possibilità di licenziare, solo a Prato negli ultimi due mesi del 2024, ad esempio, si sono persi 1.569 posti di lavoro nei settori del tessile e dell’abbigliamento. Tanto che se non viene rifinanziata la cassa integrazione e non si interviene con politiche industriali da parte del Governo, la situazione rischia di diventare drammatica. Viceversa è necessario preservare le competenze che sono uno dei valori aggiunti del distretto. Noi diciamo: rimettiamo al centro il lavoro e la sua qualità, con stabilità”.

Come si pone sul tema degli infortuni sul lavoro?

“Intorno a noi ci sono state delle vere stragi. Noi col referendum vogliamo incidere rimettendo al centro la sicurezza sul lavoro, a partire dalla responsabilità in solido della committenza, contro i subappalti a cascata e il massimo ribasso. Vogliamo scardinare questo sistema che mette ogni giorno a rischio la vita delle persone che lavorano. Vorrei inoltre ricordare che ci sono anche tanti infortuni in itinere, spesso dovuti al precariato dei tanti lavoretti. Troppe persone, prevalentemente donne, sono costrette a spostamenti sui vari luoghi di lavoro fra i quali si dividono per mettere insieme uno stipendio adeguato, correndo rischi per stanchezza o per la fretta di arrivare in tempo sul posto di lavoro”.

Perché andare a votare?

“Perché è un esercizio di democrazia, in una fase anche di disaffezione al voto. E’ inoltre una risposta a chi in questo maggioranza, è il caso della seconda carica dello Stato, invita oscenamente a non andare a votare”.

Come si è mossa in queste settimane la Cgil di Prato e Pistoia?

“Fin dalla raccolta firme per la presentazione dei quesiti referendari, i cittadini delle due province hanno mostrato un forte sostegno alla campagna. Poi, da quando sono uscite le date del voto, siamo stati presenti in tutti i territori del comprensorio attraverso volantinaggi, incassettamenti, sui social, sui media, con le assemblee nei luoghi di lavoro e nei luoghi pubblici. Questo referendum è anche un modo per rilanciare una piattaforma programmatica sui temi sociali a partire dal valore del lavoro. L’invito che facciamo è che ognuno si faccia promotore, con ancora più forza in questi ultimi giorni che ci separano dal voto, con tutte le persone che conosce per raggiungere i 26 milioni di votanti necessari per il superamento del quorum. L’ultimo passaggio lo faccio sul quinto referendum. Nelle scuole e tra le giovani generazioni l’integrazione è già presente nei fatti. Cambiare la norma quindi sarebbe un esempio di civiltà per non ghettizzare questi ragazzi e farli integrare anche attraverso il riconoscimento della piena cittadinanza”.

Edizioni locali: Prato

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