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Il regista Terzopoulos al Metastasio con “Aspettando Godot”


Nella versione del maestro greco, la vicenda è ambientata in un mondo ferito e in rovina, in un futuro molto prossimo in cui tutte le ferite attuali e passate appaiono acuite


Alessandra Agrati


Da giovedì 8 a domenica 11 febbraio al Teatro Metastasio il regista greco, Theodoros Terzopoulos, uno dei maestri del teatro del Novecento, dirige un cast d’eccezione – Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi, Rocco Ancarola –nella sua personale lettura del misterioso capolavoro di Samuel Beckett Aspettando Godot  (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30).

La vicenda del capolavoro di Samuel Beckett – una delle opere più celebri del “teatro dell’assurdo” – ruota attorno a un dialogo apparentemente sterile tra due personaggi sospesi in una misteriosa situazione d’attesa: tutto si consuma nell’attendere qualcosa che non si sa, qualcuno che non viene, in un tempo dilatato, con ripetute pause, con la dialettica fra i personaggi spinta all’estremo e il finale aperto che suggerisce un’eterna, tormentosa ripetitività.

Nella versione di Terzopoulos, la vicenda è ambientata in un mondo ferito e in rovina, in un futuro molto prossimo in cui tutte le ferite attuali e passate appaiono acuite, e ci si interroga su quali siano le condizioni minime per pensare a una vita che valga la pena di essere vissuta.

«È da 25 anni che lavoro e studio Beckett – spiega il regista, famoso per il suo innovativo approccio al teatro greco –. Vi ho trovato una relazione che ha a che fare con l’annientamento della passione, dell’eroismo, della mania: molti elementi della tragedia di cui Beckett fa tabula rasa. Questa zona grigia del Nobel di Dublino, tra la vita e la morte, mi interessa molto. Un grigio con tante sfumature di nero. Mi interessa anche il sarcasmo, l’ironia che in Beckett trova terreno fertile, elementi che già incontriamo nel dramma satiresco classico. Se Beckett ha una relazione con il teatro greco è lì che dobbiamo cercala, proprio per il sarcasmo, per l’auto-annientamento, per il fatto che mai si crea una posizione fissa, ma si ha sempre la negazione della posizione e quindi, dopo, devi lavorare sulla negazione della negazione per una nuova posizione che sarà una nuova negazione. La zona è grigia, ma il suono non è triste».

Intorno allo spettacolo, giovedì 8 febbraio alle ore 19, presso la caffetteria del Metastasio, si terrà l’incontro di approfondimento del ciclo Sorsi di Teatro a cura di Luisa Bosi.

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