Tutto prescritto. A 13 anni dall’inchiesta della procura di Prato che mise nei guai 38 imprenditori – 37 cinesi e un italiano – non si è arrivati neppure ad aprire il processo perché nel frattempo i reati di associazione a delinquere, contrabbando, induzione di falso nel pubblico ufficiale e una serie di violazioni tributarie hanno superato il tempo massimo entro cui essere discussi, valutati e giudicati in relazione ai fatti. I fatti, sempre i soliti: l’arrivo di merce dalla Cina. Nel 2012 gli investigatori scoprirono un enorme flusso di merce con le partite di tessuto che venivano fatte passare per più leggere di quello che erano in realtà: il peso dichiarato, infatti, veniva falsato al ribasso in modo da pagare meno tasse. Non solo: la merce recava un destinatario fittizio a cui non arrivava mai prendendo, invece, altre strade e in questo modo evitando sia a monte che a valle il pagamento dell’Iva.
La prima udienza preliminare risale al 2018: da lì in avanti un rimando dopo un altro per questioni tecniche e burocratiche. Una decina di udienze se n’è andata solo per verificare la regolarità delle notifiche agli imputati che, nel caso di 37 cinesi, non è proprio un gioco da ragazzi. Un’altra decina di udienze per arrivare al rinvio a giudizio e, dunque, al dibattimento davanti al collegio giudicante del tribunale di Prato. Dibattimento che non si è mai aperto perché essendo venuta meno l’aggravante della transnazionalità, i tempi di prescrizione si sono accorciati e, anzi, sono intervenuti. E ora cosa succede? Succede che l’Agenzia delle Entrate, pur di fronte alla dichiarata prescrizione, ha scritto al tribunale per chiedere se tutti i soldi che all’epoca furono sequestrati agli imputati, possano essere trattenuti in considerazione del fatto che – a suo avviso – si tratta di soldi frutto di illecito. Secca la risposta dei giudici: restituire tutto a tutti. E così gli assistiti dell’avvocato Paolo Tresca, Enrico Guarducci, Tiziano Veltri, Massimo Mariotti, Giuseppe Nicolosi, Alessandro Oliva, Patrizio Fioravanti, Antonino Denaro, Francesco Coletta e altri torneranno in possesso dei loro averi senza nessuna conseguenza.
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