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Il padre di Sabri in piazza con la Cgil: “Tragedie come quella di mio figlio non devono più succedere”


Il giovane operaio morto sul lavoro nel febbraio 2021 è stato ricordato oggi durante l'evento che ha dato il via alla campagna in vista dei referendum di giugno


Claudio Vannacci


«La mia è la testimonianza di un dolore, sono qui per dire che tragedie, come quella capitata alla mia famiglia, non debbano più accadere». Le parole pronunciate da Mohamed Alì Jaballah, il padre di Sabri, il giovane operaio morto sul lavoro nel febbraio 2021, all’iniziativa della Cgil in piazza Mercatale, che ha segnato l’avvio a Prato della campagna referendaria, «restituiscono – secondo il  segretario generale della Camera del Lavoro Lorenzo Pancini – tutto il senso dei referendum che abbiamo fortemente voluto, il senso di una dignità del lavoro che va assolutamente rispettata, il senso di diritti che col voto possono essere immediatamente garantiti, il senso di condizioni materiali di vita che possono cambiare da subito».

Il tema della sicurezza è stato uno dei due talk dell’evento promosso dalla Cgil di Prato, aperto dai brani musicali de La Band della Gragnana, e chiuso dall’attore Andrea Muzzi. Pancini si è confrontato con Mohamed Ali Jaballah, che ha voluto spiegare le ragioni della sua presenza: «Deve finire il tempo nel quale nei luoghi di lavoro si può morire come mio figlio. Ecco perché sono venuto. Per dire questa semplice cosa». Con il padre di Sabri si è misurata anche la sindaca Ilaria Bugetti, anche lei partecipe all’incontro sulla sicurezza: «Noi ci siamo, non ci gireremo mai dall’altra parte. Come Comune cerchiamo di andare oltre le nostre strette competenze. La collaborazione tra enti è fondamentale per cambiare le cose, ne sono esempio il progetto Lavoro sicuro e la piattaforma digitale Sicurfad 4.0, presto operativa».

A spiegare i cinque Sì al referendum, poco prima in un altro incontro sulla cittadinanza, con Arjanna Salimusaj, responsabile Diritti Gd Prato, e Fulvio Barni della Diocesi di Prato, era stato il segretario generale Spi Cgil Toscana Alessio Gramolati: «La Cgil è protagonista dei referendum perché sono in discussione diritti fondamentali, diritti che riguardano i lavoratori e i cittadini. Diritti che non possiamo veder arretrare. Lo dico anche come pensionati: se si arretra ancora nel mondo del lavoro, poi si arriva anche alle pensioni».  

L’obiettivo è raggiungere anche a Prato e provincia il quorum, di superare la soglia del 50% e portare a votare l’8 e il 9 giugno oltre 90 mila persone. E nei due confronti, su sicurezza e cittadinanza moderati dal giornalista Stefano De Biase, sono stati illustrati i quesiti referendari: stop ai licenziamenti illegittimi, più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese, riduzione del lavoro precario, più sicurezza sul lavoro con la responsabilità in capo al committente nell’intera filiera produttiva, più integrazione con il dimezzamento dei tempi per la cittadinanza italiana.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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