Se non c’è stato un nuovo 2 novembre, se le peggiori previsioni non si sono verificate, se una seconda alluvione non c’è stata è solo per una combinazione di fattori che ha spostato i temporali più violenti a sud, lontano dalla provincia di Prato. Una consolazione che non cancella però i danni – tanti, ingenti – che i circa 115 millimetri di pioggia caduti in poche ore ieri hanno provocato. Tracimazioni, allagamenti, acqua e fango in abitazioni al piano terra, in garage e scantinati. Paura e rabbia. Per tante famiglie un pomeriggio e una notte a guardare il cielo, a sperare che l’ennesimo temporale fosse anche l’ultimo in una intermittenza snervante.
Con anticipo sull’allerta arancione attiva dalle 17, i Comuni della provincia hanno aperto i Centri operativi comunali (Coc) e successivamente la prefettura ha reso operativo il Centro coordinamento soccorsi (Ccs). La macchina della protezione civile è entrata in moto per tempo e ha fatto fronte alle decine di richieste che sono arrivate da tutto il territorio. La sindaca Bugetti ha chiuso le piste ciclabili, riaperte oggi pomeriggio con un’apposita ordinanza. Diverse le zone della città che sono andate sott’acqua, e lo stesso è successo a Montemurlo, a Carmignano, a Poggio a Caiano, in Valbisenzio. Squadre di soccorritori hanno presidiato i punti più critici di Prato: Casale, Iolo. San Giorgio a Colonica, Viaccia, Sant’Ippolito, Galciana, Santa Lucia e Figline che ha fatto di nuovo i conti con l’esondazione della Bardena. Paura e rabbia. Soprattutto rabbia tra i cittadini: “Dieci mesi passati invano – è il ritornello di strada in strada, di casa in casa – hanno messo quella grata per trattenere i detriti e far defluire solo l’acqua, ma si è creato un tappo e si è allagato tutto”. I residenti del tratto finale di via Cantagallo, all’altezza del cimitero di Figline, indicano la grata: una inferriata a maglie strette, posizionata per fare in modo che rami, foglie, rifiuti, sassi non seguissero il deflusso dell’acqua e che lo scorrimento potesse essere più veloce, sicuro ed efficace. Quei detriti, invece, hanno creato un tappo e l’acqua, ad un certo punto, ha cercato – e trovato – una valvola di sfogo invadendo completamente la strada e scendendo verso il resto dell’abitato. “Nei giorni dopo l’alluvione di novembre qui abbiamo visto tecnici, operai, camion, gente avanti e indietro – il racconto di un anziano che non riesce a trattenere il pianto – e poi? Tutti a dare lezioni, a annunciare progetti, a fare promesse, ma ecco qui come stiamo, in mezzo al fango, ora come dieci mesi fa. Degrado, incuria, manutenzione che manca sono i nostri nemici”.
Foto e video sono la tristissima testimonianza di ore di angoscia, passate a sperare o, a seconda dei casi, a pregare.
A Montemurlo, dove la scorsa primavera è arrivato al traguardo l’intervento da oltre un milione di euro di messa in sicurezza e consolidamento del tratto tombato del torrente Stregale, stesso scenario dello scorso novembre. Danni. Tanti danni. “Vogliono capire che bisogna intervenire a monte, nel punto in cui il torrente nasce? – il commento dei residenti di via Fratelli Cervi e via del Parco – va bene il lavoro fatto nei mesi scorsi, ma non basta, non è la soluzione definitiva. Grandi interviste in tv per annunciare la fine dell’opera e nemmeno quattro mesi dopo siamo al punto di prima”.
Decine di persone al lavoro: pale, vanghe, secchi, stivali fino alle ginocchia. Fango. Terra. “Avevo appena finito di sistemare dopo i danni del 2 novembre e ora che faccio? – chiede una donna che non sa dove mettere le mani tanti i danni – qui è tutto da buttare via di nuovo. La volta scorsa ho ricevuto un risarcimento di tremila euro, e solo quella vetrata di ingresso è costata quattromila. E ora? Non ho né voglia né coraggio di ricominciare di nuovo”. Sui social c’è un video: lo Stregale ormai gonfio al punto di tracimare che ad un certo punto riprende la sua normale corsa grazie ad una gru arrivata sul posto che ha ‘stappato’ la bocca del tunnel che era stata protetta da una inferriata, una sorta di cancello per evitare che i detriti invadessero il letto del corso d’acqua. “Hanno messo quel pezzo di ferro che non è servito a nulla, anzi ha fatto peggio – dice un uomo che abita proprio a due passi dal punto in questione – devono lavorare lassù”, dice indicando la collina alle spalle della sua casa. Stregale ma anche la pioggia che non ha trovato sfogo nei tombini: “Questi ce li siamo puliti noi ieri sera e stamani – raccontano i residenti di via Fratelli Cervi – l’altra volta, dopo l’alluvione, qualcuno passò a controllare e neppure li aprì tutti. Levarono un po’ di sporcizia in superficie e basta. E sotto? Sotto, in profondità chi pulisce? Chi”.
Anche Oste, frazione di Montemurlo, ha vissuto di nuovo l’incubo degli allagamenti: fiumi d’acqua in via Puccini, via Marsala, via Pomeria, via Quarto dei Mille. E danni anche in via Baronese che dopo i recenti lavori per l’installazione della fibra ottica, si è ritrovata in mezzo all’acqua: “L’avevamo previsto, l’avevamo segnalato – spiega un residente – si pensa di risolvere sempre tutto con un sopralluogo e poco più, e invece eccoci qui a contare i danni”.
Disagi anche a Poggio a Caiano e a Carmignano dove i pluviometri hanno registrato 70 millimetri di acqua in due ore. Smottamenti e allagamenti a Comeana, Poggio alla Malva e Artimino.
In Valbisenzio allagata la Sr325 e forte timore per diverse zone sia a Vaiano che a Vernio e Cantagallo.
Ovunque, nell’area pratese, sacchi di sabbia sono stati messi a disposizione dei cittadini e ovunque le squadre dei soccorritori hanno lavorato incessantemente per far fronte alle tante richieste di gente in difficoltà.
Intorno alle una i primi segnali di cauto ottimismo grazie all’attenuazione del maltempo. La situazione è lentamente tornata alla normalità. Tutti con le maniche arricciate a cancellare i segni di una pioggia che ha fatto tanta paura e che, se le previsioni saranno confermate, dovrebbe riaffacciarsi giovedì e venerdì. “Ora c’è da sistemare e pulire, poi penseremo a esposti e denunce. Questa volta non ci sono scuse”: tra i ritornelli strada dopo strada e casa dopo casa, c’è anche questo. (nadia tarantino)