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I Sudd Cobas non sciolgono il picchetto davanti a Linea Glamour: “E’ collegata alla Tessitura Sofia, chiusa dopo la multa degli ispettori del lavoro”


Il titolare nei giorni scorsi aveva dichiarato di essere estraneo alla gestione dell'altra azienda. Intanto nel pomeriggio l'azienda ha fatto arrivare la vigilanza privata


Nadia Tarantino


Che fine ha fatto Tessitura Sofia? Si può sparire nel nulla dopo il controllo e le sanzioni dell’Ispettorato del lavoro? E i quattro operai rimasti a casa, chi li paga? Sono le domande a cui Sudd Cobas, che da anni conduce una battaglia pressante in difesa dei lavoratori sfruttati, sta cercando di rispondere con l’ultimo di una lunga serie di picchetti. Questa volta la protesta, in atto dal primo dicembre, si svolge in via Aldo Moro, davanti ai cancelli di Linea Glamour, maglificio che il sindacato autonomo ritiene collegato a Tessitura Sofia e nel quale i quattro operai, tutti stranieri, dicono di avere lavorato quando c’è stato bisogno, mandati dal loro titolare cinese che si fa chiamare Giacomo. E dicono anche altro: “Liu Jianwei non lo conosciamo, non lo abbiamo mai visto, non sappiamo chi sia”. Lin Jianwei è l’imprenditore cinese che nei giorni scorsi, al fianco dell’avvocato Tiziano Veltri, ha detto che la sua Linea Glamour non è una prosecuzione di Tessitura Sofia, che lui non c’entra niente con questa vicenda, che il picchetto davanti ai suoi cancelli sta danneggiando l’attività rischiando di farla chiudere e, soprattutto, che è in grado di dimostrare di essere un imprenditore specchiato, in regola e rispettoso della legge al punto di chiedere alla procura che avvii una indagine per certificare le sue parole. Il maglificio, deciso a scongiurare licenziamenti, sta tentando di riappropriarsi della normalità. Nel pomeriggio di oggi, venerdì 6 dicembre, al sesto giorno di presidio, l’azienda ha fatto arrivare la vigilanza privata. Sul posto anche polizia e carabinieri. Durissimo il commento del sindacato: “Grave intimidazione ai lavoratori. Ad un certo punto è stata paventata la possibilità di sgomberare il presidio. Si tratta di un fatto grave e allarmante. Dopo le squadracce,  in un distretto in cui dilaga l’illegalità, si tenta di attaccare il diritto di sciopero con la vigilanza privata. Una provocazione che ha portato al presidio persone solidali che ci sostengono. Alla fine i vigilanti hanno abbandonato il campo senza risultati. Vogliono attaccare il diritto di sciopero – ancora Sudd Cobas – perché vogliono un distretto senza diritti”. Pronta la replica di Linea Glamour: ”È stato chiesto l’intervento della vigilanza privata per rispondere alla necessità di tutelare la propria merce. Circostanza indipendente da Sudd Cobas. Non può il sindacato ricondurre tutto ad una intimidazione nei suoi confronti né strumentalizzare tutto e tutti”. La ditta fa sapere di avere invitato il sindacato ad un tavolo lunedì 9 dicembre, alle 15.30, al fine di verificare quali prove abbiano e spiegare i collegamenti tra Tessitura Sofia e Linea Glamour. E ancora: “Il fatto che Linea Glamour dal primo dicembre non possa lavorare sulla base di un teorema di Sudd Cobas non certificato da nessuna autorità giudiziaria, apre scenari inquietanti. Nessuna impresa è più sicura di poter continuare a lavorare qualora nasca nei suoi confronti un teorema. Basta un teorema. Comunque la responsabilità verso l’ordine pubblico della ditta Glamour è sotto gli occhi di tutti. Infatti Glamour non ha insistito nel voler far uscire il furgone fuori dal piazzale della ditta al fine di consegnare la merce ai propri clienti così subendo danni economici ingentissimi”. Per spiegare la presenza della vigilanza privata e il botta e risposta tra le parti, va detto che recentemente tale istituto è stato equiparato al pubblico servizio e che operare un blocco configurazione un illecito; se i furgoni avessero voluto uscire scortati dalla vigilanza privata, i manifestanti che avessero provato a impedirlo, avrebbero rischiato di commettere un fatto passibile di denuncia.
Il sindacato resiste e insiste: “I lavoratori hanno messaggi vocali, chat, video e foto che documentano il loro lavoro nel maglificio di via Aldo Moro – spiega il coordinatore di Sudd Cobas Luca Toscano – se sapessimo dove è finita la Tessitura Sofia saremmo sicuramente lì a manifestare, ma non avendo informazioni abbiamo deciso di stare qui perché un collegamento tra le due ditte c’è”.
Non è un caso di ‘apri e chiudi’ dal momento che Linea Glamour è registrata alla Camera di Commercio dal 2022, ma il sindacato autonomo è convinto di non sbagliare a parlare di “stesso gruppo imprenditoriale”. “Bisogna capire una volta per tutte – ancora Toscano – che piccole fabbriche non vuol dire piccoli imprenditori. Un imprenditore può avere anche tre, quattro, cinque aziende che si occupano di diverse fasi del lavoro che stanno dietro un capo di abbigliamento. Sono gruppi di imprese con un filo conduttore irricostruibile, che sulla carta appaiono staccate l’una dall’altra ma non è detto che lo siano davvero. Tutti sanno quanto sia diffuso a Prato il sistema dei prestanome”.
Il sindacato mette in fila la storia di Tessitura Sofia. Una storia scandita da date precise: “A dicembre 2023 i quattro lavoratori denunciano turni di lavoro lunghissimi sette giorni su sette e irregolarità anche a Linea Glamour. L’Ispettorato controlla quest’ultima a gennaio, e poi fa due controlli a Tessitura Sofia: il primo a febbraio 2024, l’altro qualche mese dopo, a settembre. Vengono trovati i lavoratori a nero che, successivamente, vengono messi in regola dall’azienda. A ottobre i quattro operai comunicano al titolare di essersi iscritti al sindacato e iniziano turni di lavoro di otto ore. Nel frattempo l’Ispettorato del lavoro percorre la strada delle sanzioni. Il 28 ottobre, un lunedì, i lavoratori non trovano più la fabbrica: capannone vuoto, macchinari spariti, luci spente”. Una brutta sorpresa che spinge Sudd Cobas a portare la protesta davanti ai cancelli del maglificio Linea Glamour: “Qui gli operai hanno lavorato quando i picchi di produzione richiedevano più manodopera – dice Luca Toscano – dalla Tessitura Sofia venivano spostati qui alla bisogna. Tutto dimostrabile. Aspettiamo che chi è preposto, faccia indagini su questa vicenda. Non è tollerabile che accadano queste cose, non è pensabile che nel giro di una notte un’azienda possa dissolversi nel nulla senza che ci siano conseguenze”.
Sudd Cobas, finita nel mirino dell’avvocato Veltri anche per una clausola firmata in sede di regolarizzazione del contratto di lavoro degli operai della Confezione Lin Weidong, spiega perché la richiesta di un indennizzo di cinquemila euro da corrispondere al lavoratore in caso di licenziamento entro il primo anno dalla firma: “E’ una sorta di anti apri e chiudi – spiega Luca Toscano – vedete cosa è successo con la Tessitura Sofia? Se ci fosse stata quella clausola, avremmo avuto in mano un titolo esecutivo per chiedere il pagamento della cifra che, rispetto al pregresso a cui un operaio rinuncia quando viene regolarmente contrattualizzato, è niente più che una briciola”.
(nadia tarantino)

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