I precari assunti dal ministero della Giustizia con i fondi Pnrr in sciopero il 31 gennaio per protestare contro il rischio licenziamenti. Nonostante la spinta alla digitalizzazione e allo smaltimento dell’arretrato, il personale amministrativo in servizio nei tribunali potrebbe venire drasticamente ridotto nel giro di qualche mese. Un allarme reale che sta alla base dello sciopero proclamato in tutta Italia. La figura in discussione è quella dei funzionari dell’Ufficio del processo, assunti nel 2022 per accelerare i tempi del sistema giustizia. A Prato il personale amministrativo in servizio è composto da 88 unità, metà delle quali a tempo determinato. A luglio 2026, quando i contratti arriveranno a scadenza, l’attività giudiziaria potrebbe andare incontro ad una paralisi: si parla, infatti, di dipendenti che si occupano dei processi e sbrigano tutta la burocrazia. Un esempio di cosa significhi non avere tali risorse a disposizione ci sarà proprio oggi, in occasione dello sciopero: i disservizi non mancheranno e al lavoro ci saranno pochissime persone. A far suonare l’allarme è stata la relazione che il ministro della Giustizia Nordio ha fatto al Parlamento con un riferimento ai 6mila lavoratori assunti con fondi Pnrr che saranno stabilizzati. Una buona notizia? No. Perché si tratta di una quota che è la metà degli aspiranti al posto fisso. Per tutti gli altri, ad oggi, non ci sarebbero prospettive. I precari lanciano un segnale e chiedono garanzie anche a fronte dei passi in avanti che la giustizia ha fatto proprio grazie a loro. A rimetterci non sarebbero solo i lavoratori ma anche i cittadini che andranno incontro ad un destino ancora peggiore fatto di scontri con la lentezza della giustizia.
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