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Gli ispettori del ministero alla Dogaia, il sindacato: “Arrivano in ritardo in un carcere esempio di fallimento sistemico”


L'ispezione è in corso da lunedì in tutte le sezioni della casa circondariale. Osapp: "Tanti impegni disattesi. I sottosegretari alla Giustizia prendano atto del loro fallimento"


Nadia Tarantino


L’Amministrazione penitenziaria centrale ha inviato i suoi ispettori a Prato per una verifica e una analisi delle condizioni in cui versa il carcere della Dogaia. L’ispezione è cominciata all’indomani del Consiglio comunale straordinario, convocato proprio per denunciare i problemi della casa circondariale, e si concluderà oggi, giovedì 28 novembre. Una visita contro la quale esplode il sindacato Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) che parla della struttura pratese “come gemella di Sollicciano ed emblema di un sistema penitenziario che non funziona, segno di un fallimento non locale ma sistemico”.   “E’ sconcertante – le parole del segretario generale, Leo Beneduci – che gli ispettori del Dap, assenti quando alla Dogaia si susseguivano suicidi, rivolte e brutali aggressioni al personale, siano arrivati solo ora”. Dura la presa di posizione del sindacato che sottolinea la mancanza di un comandante effettivo in forza alla casa circondariale: “Dopo gli impegni disattesi sulla Dogaia per l’arrivo di un direttore e di un comandante specificamente dedicati, ci ritroviamo con uno dei tanti comandanti in regime forfettario a 110 euro al giorno: la replica esatta di Biella, Trento, San Gimignano e tante altre realtà”. E ancora: “Gli ispettori, anziché verificare queste anomalie gestionali prima di partire da Roma, si precipitano a Prato in ritardo rispetto agli eventi che ne avrebbero richiesto l’immediato interessamento. Ed allora è probabile che concentrino sui 200 procedimenti disciplinari non avviati verso i detenuti la loro attività, piuttosto che sui generali ed irrisolti problemi di un carcere da tempo in grave affanno. La strategia è sempre la stessa: invece di affrontare le criticità strutturali, i vertici del Dap si limitano a individuare capri espiatori, emettere sanzioni e fissare termini irrealizzabili. Intanto detenuti violenti, quelli che aggrediscono compagni e personale, invece di essere sottoposti al particolare regime del 14bis, vengono spostati come pacchi tra Perugia, Firenze, Lucca, Siena, Terni e Spoleto”.
Gli ispettori hanno visitato tutte le aree del carcere e per ciascuna hanno compilato un referto su cui, poi, sarà fatto un lavoro di analisi finalizzato al varo di provvedimenti. I problemi della Dogaia sono tanti e soprattutto sono vecchi. Molto vecchi. Carenza di personale, massiccia presenza di detenuti particolarmente difficili e spesso trasferiti da altre carceri perché violenti e aggressivi, solo per citare un paio di questioni.
Osapp, come già ripetutamente hanno fatto gli altri sindacati, denuncia le “condizioni disumane in cui la polizia penitenziaria è costretta a lavorare” e richiama l’attenzione di chi può intervenire e risolvere la situazione: “E’ ora che i sottosegretari alla Giustizia, responsabili per il personale e per i detenuti, prendano atto del loro fallimento e non diano respiro al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che alimenta sterili trofei laddove sofferenza, disagi e disorganizzazione hanno preso il sopravvento”.      

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(N° 4 del 14/02/2009)
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