Organizzare i viaggi di istruzione, quelli che gli studenti chiamano “gite” diventa sempre più complicato. Da una parte bisogna fare i conti con il caro prezzi che ha registrato un aumento del 5%, dall’altra con un sistema molto complicato imposto dal Ministero che prevede un’offerta pubblica sulla piattaforma. Operazione abbastanza complessa che ha messo a dura prova le segreteria scolastiche. I presidi corrono ai ripari limitando i giorni di permanenza, ma anche scegliendo mete meno attrattive e più economiche. L’Italia resta una delle scelte più gettonate eccetto che per le quinte, dove andare all’ estero resta sempre una priorità, in media il costo è di 500 euro.
“Prima del Covid – spiega Mario Di Carlo dirigente del Cicognini Rodari – gli studenti del classico per andare in Grecia, meta naturale a fine del loro percorso scolastico, spendevano 300 euro per una settimana, ora servono 600 euro, così abbiamo optato per quattro giorni per rimanere all’interno del tetto stabilito dal Consiglio d’istituto”.
C’è chi invece, come il liceo Copernico ha scelto soluzioni creative “Invece di andare in albergo – spiega il dirigente scolastico Luca Borgioli – abbiamo prenotato nei B&B, oppure optiamo per la mezza pensione. Indubbiamente i prezzi sono lievitati”.
Il caro gite viene anche amplificato dal complicato sistema che serve per prenotare il viaggio: oltre un certo tetto bisogna utilizzare delle piattaforme particolari. “In alcuni casi chiedono anche 10mila euro – spiega Alessandro Marinelli preside del Buzzi – costi a carico della scuola. Così abbiamo deciso di caricare solo le gite delle classi quinte che comunque hanno accorciato i giorni di permanenza. Abbiamo comunque un fondo scolastico per aiutare le famiglie in difficoltà”.
Ma c’è anche un altro problema: i tempi lunghi di risposta da parte delle agenzie. “Abbiamo pianificato i viaggi delle quinte a novembre – spiega Maria Grazia Ciambellotti preside del Livi Brunelleschi – e abbiamo avuto le risposte poche giorni fa con prezzi più alti visto che i voli prenotati a novembre avevano prezzi diversi che quelli a ridosso della partenza. Per i ragazzi del linguistico rimane anche il problema degli scambi con le scuole straniere”.
Difficoltà anche al Gramsci Keynes dove per usare le parole del preside Stefano Pollini “Siamo riusciti ad organizzare i viaggi di istruzione per il rotto della cuffia, ogni anno diventa più complicato: cambiano i prezzi in continuazione abbiamo accorciato i tempi e scelte mete meno care. La Spagna ad esempio resta proibitiva”.
Al Marconi il preside Paolo Cipriani ha deciso invece, di affidare l’organizzazione ad un’agenzia locale. “Scegliamo viaggi soprattutto in Italia, utilizzando il pullman e spesso riducendo i giorni. C’è anche la possibilità per le famiglie con Ise basso di chiedere un contributo al governo, ma è una procedura complicata e quindi poco utilizzata”.
Al Datini l’aspetto economico riguarda anche le “uscite istruttive” cioè quelle di una giornata. “In certi casi – spiega la preside Francesca Zannoni – anche andare a Modena a vedere un’azienda alimentare è un problema, come andare a teatro. Per quanto riguarda le visite d’istruzione cerchiamo di contenere i costi e accorciare i tempi di permanenza. Ci salvano gli Erasmus che permettono ai ragazzi di andare all’ estero gratuitamente”.
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