Il 10 febbraio di 78 anni fa il trattato di Parigi assegnò alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia. Si aprì quindi una pagina dolorosa per migliaia di italiani, costretti a lasciare le loro case i più fortunati, torturati e uccisi nelle foibe dai partigiani titini in tanti altri, per un massacro che ancora oggi non è stato quantificato nei numeri.
Da oltre venti anni quella data viene celebrata con il Giorno del Ricordo, e anche oggi cerimonie si sono tenute in tutte le città italiane. A Prato la celebrazione è stata fatta davanti alla targa che si trova nella strada dedicata proprio ai martiri delle foibe alla presenza delle autorità ma – a differenza di quanto accaduto ad esempio nella vicina Pistoia – senza le scuole, come ha sottolineato il prefetto Michela La Iacona: “Mi dispiace – ha detto il funzionario – non vedere qui qualche rappresentanza di studenti, ai quali io tengo tantissimo. Noi che abbiamo più anni dei ragazzi abbiamo l’importante compito di accompagnarli e spiegare loro questa lezione”.
Il prefetto, insieme alla sindaca Ilaria Bugetti, ha poi deposto una corona d’alloro alla targa commemorativa di via Martiri delle Foibe. “Commemorare questo dramma nazionale non è né di destra né di sinistra. – ha affermato la prima cittadina – E’ il riconoscimento del diritto alla memoria di un popolo che ha pagato sulla propria pelle le conseguenze della sconfitta della seconda guerra mondiale, le atrocità del fascismo anche in quelle zone e l’incapacità del nostro Paese di fare i conti con il proprio passato. Quelle persone meritano di essere ricordate come ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Perciò è necessario continuare a ricordare quella pagina buia della nostra storia non solo il 10 febbraio ma tutto l’anno, non solo in questa piazza ma in tutto il territorio e soprattutto nelle scuole perché le nuove generazioni capiscano che dietro ogni totalitarismo si nascondono barbarie, orrore e ingiustizie”.
Sempre stamani è stato inaugurato a Poggio a Caiano un monumento dedicato alle vittime delle Foibe. Il monumento è stato collocato nei giardini di via Garibaldi. Realizzato in marmo e raffigurante una foiba con quattro gocce di sangue a rappresentare il martirio subìto da quanti vi vennero gettati, il monumento reca la scritta “A perenne memoria dei martiri delle Foibe. Il Comune di Poggio a Caiano 10 – 2 – 2025”. Dopo la deposizione di una corona d’alloro e il “Silenzio” suonato da Roberto Biliotti della filarmonica “Verdi” di Poggio, il parroco don Gianni Gasperini ha benedetto il monumento.
E’ quindi intervenuta Lucia Gasparini che ha raccontato le vicende della sua famiglia di origine istrana e costretta all’esodo nel 1948. Il sindaco Riccardo Palandri nel suo discorso ha sottolineato che “è importante ricordare che la memoria storica non è solo un atto di rispetto verso le vittime, ma anche un impegno per il futuro. Un impegno per educare le giovani generazioni alla pace, al rispetto reciproco, alla solidarietà e alla coesione sociale. La memoria ci insegna – ha detto il primo cittadino – che solo attraverso la comprensione, la riconciliazione e il dialogo possiamo costruire una società migliore, più giusta, più unita”.
Presente la parlamentare di Fratelli d’Italia Chiara La Porta: “Il monumento dedicato ai martiri delle Foibe a Poggio a Caiano – ha detto -, inaugurato nel Giorno del Ricordo di quella che fu la tragedia giuliano-dalmata, rappresenta e rappresenterà, per le comunità del territorio e non solo, un simbolo di memoria e di tributo che dobbiamo a migliaia di italiani sterminati da una tirannia per troppo tempo deliberatamente negata e dimenticata. Il monumento che, a partire da oggi, sarà l’immagine tangibile di una tragedia passata, assumerà anche il valore di un monito per il presente, affinché quell’odio che non solo portò i nostri connazionali a subire l’orrore di una pulizia etnica, ma condannò al contempo i sopravvissuti alla privazione della propria identità e all’esilio, sia relegato ad un passato buio e non si diffonda mai più”.
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