“Non ho visto lo sfruttamento, ho visto la schiavitù”. Così il senatore Tino Magni (Avs), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni, lo sfruttamento e la sicurezza sui luoghi di lavoro in missione oggi, martedì 11 marzo, a Prato. Una giornata intera dedicata al problema dei problemi del distretto: lo sfruttamento del lavoro. “Qui – le parole della senatrice Paola Mancini (FdI) – prospera il sistema cinese, parallelo a quello pratese conosciuto come eccellenza tessile. Un sistema che vive di illegalità e contro il quale occorre incidere”.
Migliaia i lavoratori sfruttati, anzi “schiavizzati” per dirla con Magni, che ogni giorno producono ricchezza nelle fabbriche cinesi. L’ultima, in ordine di tempo, finita nel mirino della procura, è stata Arte Stampa, la stamperia da settimane sotto sequestro dopo l’arresto dei due imprenditori – il titolare e il più stretto collaboratore – per sfruttamento della manodopera. E proprio da qui, da via Pistoiese a Viaccia, è cominciata la missione dei due senatori prima delle audizioni in prefettura con il procuratore, i vertici delle forze dell’ordine, dell’Ispettorato del lavoro, dell’Inail, della Asl, categorie economiche, sindacati, associazioni datoriali. Un lungo elenco di relatori: tanti, tutti. Tranne i cinesi: né un imprenditore, né un lavoratore, né una delle tante associazioni che pure si affacciano di tanto in tanto nei ‘palazzi’ in occasione di eventi, iniziative, ricorrenze e feste. Non a caso, si dice ‘distretto parallelo’.
Soluzioni? Nessuna. Anzi una: “Una task force che lavori in sinergia contro l’illegalità” ha detto Magni. Ma la sinergia c’è già: c’è il gruppo interforze che fa controlli nelle aziende cinesi. Controlli che hanno portato allo scoperto un mare di illegalità ma le illegalità sono continuate: non ci sono più, o sono di molto diminuiti, gli impianti elettrici non a norma e i dormitori nei capannoni, ma c’è tutto il resto. Di illegale c’è tanto, tantissimo come dimostrano le inchieste della procura di Prato e di quella antimafia di Firenze. Si può fare di più e meglio, non c’è dubbio, ma servono uomini in una città che soffre organici sottodimensionati ovunque: “Uomini, mezzi e volontà politica – la precisazione di Tino Magni – quello degli organici è un problema generale e c’è chi sta peggio di Prato”.
L’obiettivo? “Se si vuole incidere – hanno detto i due senatori – serve potenziare le verifiche e andare a toccare i portafogli, i grandi portafogli”. Tradotto: serve puntare alla committenza, alle grandi griffe che commissionano lavoro alle imprese cinesi di Prato e dintorni. Anche qui niente di inedito: è un vecchio cavallo di battaglia di Sudd Cobas, il sindacato autonomo che da anni lotta contro lo sfruttamento e che, nonostante ciò, è stato invitato all’ultimo minuto alla tornata di audizioni. Un contributo pregnante quello di Sudd Cobas che meglio di tutti conosce le dinamiche del fenomeno che intrappola valanghe di operai. Apertura sulla richiesta avanzata dal procuratore Luca Tescaroli già qualche mese fa circa l’adozione di una Dda a Prato: “Dobbiamo dare risposte e strumenti al dottor Tescaroli – il commento di Magni – per rafforzare il lavoro che sta facendo”. Alla fine del sopralluogo nello stabilimento di Arte Stampa, il presidente della Commissione parlamentare ha fatto fatica a dire ciò che ha trovato: “Tremendo, sono rimasto scioccato da ciò che ho visto”. Quello che ha scioccato il senatore Magni è lo scenario nel quale fino a poche settimane fa hanno lavorato decine di operai, molti dei quali irregolari, a nero, sottopagati. Uno di loro, a fine gennaio, è passato dalla fabbrica al reparto di rianimazione dell’ospedale Santo Stefano per le coltellate inferte da un collega al culmine di una lite. Ha rischiato di morire e una volta uscito dal coma ha collaborato con gli investigatori. Le sue dichiarazioni hanno fatto emergere il solito quadro: turni di lavoro infiniti, buste paga da fame, condizioni igienico-sanitarie più che precarie, macchinari pericolosi per la loro incolumità, scarsa formazione di lavoro per non dire nulla. Niente di nuovo nel distretto. “Situazione intollerabile – il commento di Tino Magni – tutti gli auditi hanno denunciato il sistema cinese che vive dentro la città, un sistema molto consolidato che produce ricchezza ma con un elemento criminale che non può essere messo sotto il tappeto”.
Il campionario delle illegalità è vasto: “Contrabbando, riciclaggio, sfruttamento, evasione, rifiuti – dice la senatrice Mancini scorrendo gli appunti di svariate ore di audizioni – serve incidere sulle cinquemila imprese che non sono strutturate né a livello industriale né a livello patrimoniale, ma che producono ricchezza illegale”. Dalla senatrice anche un rapido accenno alla norma che colpisce il fenomeno della ditte ‘apri e chiudi’, varata dall’attuale Governo: “Centonovanta irregolari nel 2023, 423 nel 2024 – ha ricordato – in questi numeri c’è la volontà di smontare un sistema che fa soldi senza rispettare le regole”.
Ha rincarato la dose Magni: “Un’economia criminale che non possiamo tollerare in un Paese civile, quale il nostro, dove tutti, anche gli stranieri, possono fare impresa ma a un patto: rispettare la legge, rispettare la Costituzione”.
Un’altra Commissione parlamentare, quella che si occupa di Lavoro alla Camera, è pronta a venire a verificare le condizioni del distretto tessile pratese. L’appuntamento è giovedì 13 marzo con un fitto calendario di appuntamenti. (nadia tarantino)
Riproduzione vietata